Claterna - Archaeological & historical heritage

Capitolo 4 - Il Medioevo e l’età moderna

Il territorio della città di Claterna conobbe, dopo la fine dell’età romana, una serie di trasformazioni molto importanti. Il centro urbano non venne mai più rioccupato e questo finì per determinare una situazione abbastanza anomala nell’ambito della regione. Mentre altre città limitrofe continuarono ad essere abitate in varia misura e rappresentarono centri di importanza diversa di caso in caso, il futuro territorio ozzanese vide la scomparsa del suo principale insediamento.
I primi secoli del  Medioevo mostrano quindi pesanti trasformazione del territorio.  La diminuita popolazione andò accentrandosi in un numero modesto di strutture rurali, realizzate spesso in materiale deperibile, come la terra ed il legno, mentre gli oggetti della vita quotidiana divennero maggiormente semplificati e prodotti con materiali meno pregiati. Spariscono progressivamente, per esempio, le stoviglie per la tavola e gli oggetti in vetro, mentre aumenta proporzionalmente il numero di recipienti per la cucina, in ceramica o in pietra, questi ultimi importati dall’area alpina, e gli oggetti in legno.

I documenti scritti non ci parlano diffusamente di questo territorio se non secoli dopo la fine dell’Impero romano, ma già in età carolingia sappiamo dell’esistenza di alcuni castelli sulle prime colline appenniniche, mentre l’attuale centro di Ozzano risulta essere un’area priva di strutture importanti. Le aree fertili della pianura presentano tracce di toponomastica tipica dell’ambito ravennate, con la presenza di due masse, ossia aree estesamente coltivate, caratterizzate dall’aggregazione di numerosi poderi. La popolazione, comunque, pare concentrata nelle aree di collina. Si tratta solo della premessa alla diffusione di un gran numero di abitati fortificati sia in pianura che, soprattutto, nelle aree collinari e montane, destinati ad ospitare tra X e XII secolo gran parte della popolazione. Abitati attuali come Settefonti, S. Pietro e Castel de’ Britti erano in origine piccoli centri fortificati, difesi naturalmente dal terreno accidentato, o da palizzate.
Nel medesimo periodo si diffondono anche le strutture religiose, in particolare pievi e monasteri, alcuni dei quali raggiungono, come nel caso di Pastino e Monte Armato, una discreta importanza a livello del territorio bolognese.  Le dipendenze della pieve di Pastino, in particolare,  consistenti in chiese e cappelle, altre alle proprietà e pertinenze, investirono un areale ragguardevole fino al XIV secolo, mentre della vicina S. Stefano in Claterna decaddero le prerogative alla fine del XII secolo. Innumerevoli altre chiese minori erano disperse nel territorio ed all’interno dei castelli, come la cappella di S. Maria scavata dagli archeologi al di sotto di quella attuale all’interno del castello di Settefonti.

In tutto questo periodo, anche a fronte della decadenza di numerose infrastrutture, la via Emilia continua a rappresentare un irrinunciabile elemento di comunicazione, sulla quale vanno a collocarsi edifici religiosi e strutture assistenziali, come gli ospitali per i i viaggiatori. Lo stesso sistema di strade e ponti attira il popolamento non solo in pianura, ma sulla stessa montagna, come nel caso dei castelli e monasteri collocati presso le vie per la Toscana.

A partire del XIII secolo, con l’affermarsi dei Comuni maggiori all’interno dello scenario politico, la situazione pare mutate drasticamente.  Il territorio ozzanese viene scavalcato dalla nuova politica di Bologna, che costruisce dalla fine del XII secolo una serie di borghi franchi, cioè abitati con esenzioni fiscali, e rocche al fine di controllare e gestire efficacemente il proprio territorio. La linea di siti fortificati costruiti al confine imolese racchiude la nostra area con una cintura di abitati difesi da fossati e palizzate, mentre sempre più diffusi all’interno di questa linea divengono gli edifici rurali, case disperse nel territorio lungo le strade ed abitate da agricoltori che vivono e lavorano sulle proprietà di nobili o istituti religiosi. Il massimo sviluppo di questo fenomeno si avrà a partire dal tardo XV secolo, quando gli investimenti degli imprenditori urbani si rivolgono alla campagna in maniera massiccia, realizzando un paesaggio costruito, costellato di strutture ed infrastrutture e conservatosi fino a pochi decenni or sono.  Questo sistema produttivo è  modellato a misura delle città, alle quali efficientemente forniva carne e frumento, e dello sviluppo demografico generalizzato.


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1Settefonti, archaeological excavation in the church of S. Maria (photo Gruppo Città di Claterna).

2. Settefonti, archaeological excavation in the church of S. Maria (photo Gruppo Città di Claterna).

3S. Pietro di Ozzano: the tower.

4. S. Pietro di Ozzano: graffito ceramic of the Renaissance from the archeaological excavation of 2000 (photo Gruppo Città di Claterna).

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5. Aerial photo of the village of S. Pietro di Ozzano (photo Maurizio Molinari).

6. Map of the XVIII century depicting S.Pietro di Ozzano.

7. Central aedicule of the Dall’Armi fountain.

8. Pieve of Pastino.


I castelli della zona, difesi alla fine del Medioevo da fortificazioni in muratura con porte e torri, vengono così affiancati da un massiccio numero di edifici dispersi tanto nella pianura quanto nella collina ed alla fine del XVI secolo, nella forzata stabilità imposta dalla conquista papale, divengono inutilmente costosi e decadono. Dismesse le fortificazioni che il comune o i Signori cittadini avevano realizzato in funzione delle loro logiche di governo, spesso questi centri divengono sempre più spopolati, tanto da presentare nel 1578, quando vennero raffigurati in un famoso libretto di disegni ad opera del Danti, un aspetto di accentuato degrado.

Settefonti
L’abitato attuale non permette di comprendere quella che doveva essere la situazione del sito nell’XI- XII  secolo, quando fu sede di un castello che doveva occupare i terrazzamenti artificiali tuttora visibili sulla sommità del colle.  Nell’area è presente ora solo la chiesa di S. Maria, sorta alla fine del XVII secolo, mentre altri edifici circostanti sono scomparsi dopo l’ultima guerra, quando il complesso fu bombardato ed alcuni ne ricordano ancora l’incendio visibile a molti chilometri di distanza. Il castello dovette essere pesantemente danneggiato anche da una frana che progressivamente va erodendo la collina.
Al di sotto della chiesa le indagini condotte dal Gruppo Città di Claterna hanno rinvenuto un edificio più piccolo, ad una navata sola, databile al XII secolo. La chiesetta era realizzata interamente in laterizi romani di recupero e selenite, una pietra locale, e doveva essere affrescata nell’abside con scene sacre di fattura romanica, in quanto durante lo scavo è stato rinvenuto un ambiente pieno di terra frammista a pezzi di affresco.

S. Pietro di Ozzano
Il colle di S. Pietro mostra attualmente un gruppo di case e la chiesa sul culmine della collina, ma i disegni antichi e gli scavi lo raffigurano in modo molto diverso. La chiesa orientata diversamente, le mura ancora efficienti, numerosissime abitazioni, tutti i dati concordano nel raffigurare il castello come un sito densamente popolato. Gli archeologi hanno recentemente scavato una serie di fabbricati disposti in file parallele presso la torre, costituiti da strutture a due piani in legno ed hanno raccolto soprattutto ceramiche e vetri databili al XV secolo.
Nei pressi di S. Pietro, nella vecchia proprietà di una ricca famiglia senatoriale bolognese, i Dall’Armi, si è svolto lo scavo ed il restauro di una fontana monumentale (XVI secolo) annessa al palazzo nobiliare.

Pastino
Della pieve di S. Giovanni in Toraciano, restano ormai solo ruderi degradati di strutture posteriori alla fine del Medioevo, devastate da vandalismi, mentre la sola struttura religiosa presente è la cappellina cinquecentesca.  L’edificio romanico venne distrutto dalla friabilità del terreno sul quale sorgeva prima ancora che dall’abbandono: già nel XVI secolo gran parte della struttura era crollata lungo il pendio e ne restavano il solo campanile romanico e la cripta. Quest’ultima, realizzata in laterizio romano, è ancora leggibile nell’interrato dell’oratorio, mentre il campanile è scomparso. I lavori di controllo condotti sul sito hanno identificato un gran numero di tombe ad inumazione disposte attorno ai resti della chiesa ed alcuni elementi architettonici.