I’ MI TROVAI, FANCIULLE, UN BEL MATTINO
In questa ballata una fanciulla esprime ciò
che ha provato una mattina di maggio, mentre si trovava in un giardino e le
immagini sono un esempio dell'ideale di bellezza perfetta a cui miravano gli
Umanisti. La ballata è di quattro strofe, ciascuna di sei endecasillabi.
I due versi iniziali formano la "ripresa" e si ripetono identici dopo
ogni strofa.
Schema metrico: AA BCB CCA
I’
mi trovai, fanciulle, un bel mattino |
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di mezzo maggio in un verde giardino. | ||
Eran
d’intorno violette e gigli |
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fra
l’erba verde, e vaghi fior novelli azzurri gialli candidi e vermigli: ond’io porsi la mano a còr di quelli per adornar e’ mie’ biondi capelli e cinger di grillanda el vago crino. |
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I’
mi trovai, fanciulle… |
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Ma
poi ch’i’ ebbi pien di fiori un lembo, |
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vidi
le rose, e non pur d’un colore; io corsi allor per empir tutto el grembo, perch’era sì soave il loro odore che tutto mi senti' destar el core di dolce voglia e d’un piacer divino. |
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I’
mi trovai, fanciulle… |
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I’
posi mente: quelle rose allora |
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mai
non vi potre’ dir quant’ eran belle: quale scoppiava della boccia ancora; qual’ erano un po’ passe e qual novelle. Amor mi disse allor: -Va’, cò’ di quelle che più vedi fiorite in sullo spino.- |
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I'
mi trovai, fanciulle… |
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Quando
la rosa ogni suo’ foglia spande, |
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quando
è più bella, quando è più gradita, allora è buona a mettere in ghirlande, prima che sua bellezza sia fuggita: sicchè, fanciulle, mentre è più fiorita, cogliàn la bella rosa del giardino. |
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I’
mi trovai, fanciulle… |