Angelo Poliziano

I’ MI TROVAI, FANCIULLE, UN BEL MATTINO

In questa ballata una fanciulla esprime ciò che ha provato una mattina di maggio, mentre si trovava in un giardino e le immagini sono un esempio dell'ideale di bellezza perfetta a cui miravano gli Umanisti. La ballata è di quattro strofe, ciascuna di sei endecasillabi. I due versi iniziali formano la "ripresa" e si ripetono identici dopo ogni strofa.
Schema metrico: AA BCB CCA

 
I’ mi trovai, fanciulle, un bel mattino
 
  di mezzo maggio in un verde giardino.  
 
Eran d’intorno violette e gigli
 
  fra l’erba verde, e vaghi fior novelli
azzurri gialli candidi e vermigli:
ond’io porsi la mano a còr di quelli
per adornar e’ mie’ biondi capelli
e cinger di grillanda el vago crino.
 
 
I’ mi trovai, fanciulle…
 
 
Ma poi ch’i’ ebbi pien di fiori un lembo,
 
  vidi le rose, e non pur d’un colore;
io corsi allor per empir tutto el grembo,
perch’era sì soave il loro odore
che tutto mi senti' destar el core
di dolce voglia e d’un piacer divino.
 
 
I’ mi trovai, fanciulle…
 
 
I’ posi mente: quelle rose allora
 
  mai non vi potre’ dir quant’ eran belle:
quale scoppiava della boccia ancora;
qual’ erano un po’ passe e qual novelle.
Amor mi disse allor: -Va’, cò’ di quelle
che più vedi fiorite in sullo spino.-
 
 
I' mi trovai, fanciulle…
 
 
Quando la rosa ogni suo’ foglia spande,
 
  quando è più bella, quando è più gradita,
allora è buona a mettere in ghirlande,
prima che sua bellezza sia fuggita:
sicchè, fanciulle, mentre è più fiorita,
cogliàn la bella rosa del giardino.
 
 
I’ mi trovai, fanciulle…