ETA' MODERNA


Lineamenti sull'insediamento storico

L'odierno territorio del Comune di Ozzano dell'Emilia, nella sua caratteristica conformazione di area posta longitudinalmente rispetto alla via Emilia, ovvero una fascia di 17 chilomentri di lunghezza e di circa 4 di larghezza e che passa dai 35 ai 375 metri di altezza sul livello del mare, cioe' da zone con caratteristiche di bassa pianura ad altre ormai montane, trova la sua origine nell'ambito territoriale sottoposto alla Pieve di S. Giovanni di Pastino e nella "maglia" delle parrocchie da essa dipe ndenti nel XIV secolo. La giurisdizione di questa Pieve si estendeva infatti da S. Michele di Monte Armato a S. Maria di Sabbionara (quest'ultima chiesa, scomparsa da moltissimo tempo, si trovava presumibilmente a circa 5 chilometri a nord-ovest di S. Mar ia della Quaderna lungo la via ancora oggi detta Sabbionara). Come si vede la dimensione nel senso nord-sud e' ancora oggi la stessa. Invece da oriente a occidente l'areale della pieve era assai piu' vasto, soprattutto in direzione di Bologna; comprendeva infatti i territori di Casola Canina, Castel de' Britti, Pizzocalvo e Colunga. Dal modificarsi e dal restringersi di questo territorio pievano dipendera' il territorio ozzanese fino alla formazione precisa dell'entita' comunale moderna nel 1810.

Altro fondamentale elemento caratterizzante tutta l'eta' moderna e in un certo senso riscontrabile ancora oggi, e' l'assenza di un polo di aggregazione urbana, cioe' di un vero e proprio centro storico con funzione catalizzatrici e di governo del terri torio; cio' e' stato certamente per via della notevole vicinanza a Bologna che ha di fatto impedito un'autonomia ed una possibile emergenza delle antiche comunita' ozzanesi.

Questi elementi, posti qui a grandi linee, hanno determinato la realta' insediativa dell'odierno territorio comunale dal XV al XIX secolo condizionando un assetto territoriale che si e' in gran parte definito nel corso del cinquecento e che non ha subi to piu' grandi modifiche fino alla meta' di questo secolo.

Entrando ora nel merito dei successivi periodi vediamo che col XV secolo si apre un'epoca che vede progressivamente modificarsi l'assetto insediativo di tutta l'area collinare e montana del territorio ozzanese nel senso di un lento ma irreversibile svu otamento dei suoi centri di aggregazione, fortificati e non, che sono documentati per tutta l'epoca medievale. Prendendo puntualmente in esame le principali localita' si puo' osservare come il castello di Ozzano, occupato nel 1420 dalle truppe pontificie dirette verso Bologna e ancora impotente nel 1438 di fronte alle milizie di Niccolo' Piccinini al soldo di Francesco Maria Sforza, fosse oramai ridotto ad un piccolissimo nucleo non piu' adeguatamente fortificato. Inoltre l'unione della chiesa di S. Loren zo a quella di S. Pietro, avvenuta nel 1456, testimonia ulteriormente il regresso demografico di questo centro.

Analogamente accade per il castello di Settefonti, cosi' descritto nel XVI secolo dall'abate Cherubino Ghirardacci: -Stiphonte Castello gia' di sito fortissimo posto sopra un monte di cui ancora si vede la fortezza o Rocca con la Chiesa sopra uno strabocchevole precipizio, aveva una sola porta ed era cinto di grosse mura. Fu da Bolognesi rovinato.- Il Ghirardacci dice che esisteva ancora nel 1428; ma certamente non per molto tempo ancora poiche' non compare nell'estimo dei fumanti del 1475 alcun riferi mento ad un luogo fortificato nel territorio di Settefonti. Pertanto a partire dalla seconda meta' del quattrocento fino a questo secolo il nucleo di Settefonti sara' limitato alla parrocchiale di S. Maria, alla canonica ed alla palazzina Bini (il tutto s comparira' in seguito alle distruzioni per cause belliche).

Tra il 1428 e il 1442 il castello di Ciagnano, di cui si trovano riferimenti negli estimi del 1385, subisce rovinosamente le conseguenze degli scontri che precedettero lo stabilizzarsi della signoria di Annibale Bentivoglio a Bologna; il piccolo aggreg ato he presumibilmente attorniava la chiesa di S. Donato viene abbandonato e scompare del tutto.

Per il territorio della comunita' di Ciagnano vi sono anche due significativi esempi, emersi dalla lettura degli estimi, a conferma di un decremento demografico e di una disaggregazione dell'insediamento dovuta alle precarie condizioni politiche ed eco nomiche di questo periodo caratterizzato da frequenti passaggi di truppe mercenarie volte al predominio della citta' di Bologna.

Il primo esempio e' dato dalle localita' di Poggio di Sopra e Poggio di Sotto, poste a brevissima distanza l'una dall'altra lungo la strada che ancora oggi collega Ciagnano a S. Cristoforo e alla via Emilia. Nel 1385 vi sono documentate complessivament e 13 case; circa un secolo piu' tardi (estimo del 1475) si riducono a soli 4 edifici.

Il secondo esempio riguarda Roncotorto, luogo situato lungo la via che a quel tempo conduceva da Ciagnano al fondovalle dell'Idice, poco piu' a sud dell'odierna frazione Bianchina: dai 6 edifici citati nel 1315 si scende ad uno nel 1475 (la localita' s compare definitivamente nella prima meta' del XVIII secolo).

Osservando ora la parte montana del territorio comunale si puo' notare con chiarezza lo stesso fenomeno di modificazione nella distribuzione dell'insediamento. Infatti anche relativamente alla parrocchia di Monte Armato si verifica la definitiva contra zione di due localita' che avevano una certa consistenza nel secolo precedente. Delle 7 case censite nel 1315 a Poggio, localita' situata a sud della chiesa di S. Michele Arcangelo sulla viabilita' che conduceva a Vignale, ne viene menzionata solo una nel 1475; a Gaibano, ove probabilmente passava il percorso di cresta fra Monterenzio e Settefonti un nucleo documentato come di un certo rilievo nel 1385, e' ridotto a due edifici nel 1475. Contrariamente a questo decremento dell'insediamento montano si ha i nvece una conferma delle localita' di fondo valle, lungo il fiume Idice (Valle, Casella, Ca' del Rio) e la nuova presenza, verso la fine del secolo, dei mulini della Noce e del Grillo.

Iniziera' con l'eta' moderna un lento, ma progressivo incremento demografico della vallata e la formazione dei primi percorsi di fondo valle.

E' ancora da ricordare, per questo territorio l'inizio della crisi dell'abbazia di S. Maria di Monte Armato abbandonata dai monaci nel 1403: il luogo era divenuto insicuro per via delle operazioni militari condotte dai Visconti e dai loro alleati contr o i Bentivoglio signori di Bologna. Nel 1458 l'abbazia viene convertita in commenda, e decade progressivamente dal suo ruolo di centro di potere collegato al territorio circostante. Esaminando ora il territorio pede-collinare della parrocchia di S.Cristof oro, dalla lettura degli estimi si puo' ricavare un altro esempio che conferma, per il XV secolo, un progressivo spostamento della popolazione verso la fascia percorsa dalla via Emilia. Uno degli ultimi casi di modifica e di assestamento che verra' raggiu nto nella seconda meta' del secolo successivo, e' dato dalla scomparsa dell'abitato di S. Cristoforo che sorgeva presso Chiesa Vecchia a circa due chilometri a sud dell'attuale parrocchiale. Composto di una decina di edifici nel 1385 vi troviamo solo la c hiesa ed una casa nel 1475. Contemporaneamente piu' in basso, in localita' Tombe sono citate quattro case: in questo luogo non era fatta menzione di edifici negli estimi trecenteschi. Diversa e' la situazione nel territorio pianeggiante: qui l'insediament o e' sempre stato certamente a carattere prevalentemente sparso, sia lungo la via Emilia che nella bassa pianura. Inoltre la quasi totale assenza di edifici citati negli estimi, dovuta al fatto che i territori bonificati appartenevano prevalentemente alla proprieta' ecclesiastica, non consente di individuare con completezza la distribuzione insediativa. L'unico fenomeno di rilievo riscontrabile per il XV secolo e' dato dall'estinguersi delI'ospedale di S. Stefano in Claterna e del piccolo nucleo abitato c he viene documentato negli estimi trecenteschi. La localita' era situata sulla via Emilia circa in corrispondenza del ponte sul torrente Quaderna. L'ospedale, che dipendeva dal monastero bolognese di S. Stefano, entra in crisi quando agli abati monaci sub entrano gli abati commendatari che governano questa istituzione prevalentemente per procura. L'estimo del 1475 cita piu' volte come confinanti di proprieta' poste nei territori di Quaderna e di Massa delle Rapi gli abati di S. Stefano, ma non si riesce pi u' ad identificare il nucleo di Ponte Quaderna.

Gli eventi di maggior rilievo relativi al secolo successivo si riferiscono alla scomparsa della Pieve di S. Giovanni di Pastino che con la sua ®magliaŻ di chiese, ospedali e monasteri aveva delineato l'area territoriale di Ozzano, e alla completa decad enza del celebre monastero di S. Cristina di Settefonti.

Anche per la pieve di Pastino l'istituto della commenda, ovvero la delega o sostituti della sua amministrazione, viene a determinare col tempo una crisi irreversibile. Nel 1575 diritti, titoli e possessi della pieve sono trasferiti a S. Pietro di Ozzan o e Pastino viene ridotto a semplice oratorio. Contemporaneamente viene ricostruita la chiesa di Ozzano e il suo piccolo borgo si definisce nelle forme ancora oggi riscontrabili: rimane solo la porta a ricordare l'origine castrense del nucleo. Le chiese s ottoposte a S. Pietro, rispetto a quelle spettanti nel trecento alla pieve di Pastino si riducono a S. Maria di Settefonti, S. Donato di Ciagnano, S. Andrea di Ozzano, S. Maria della Quaderna, S. Cristoforo, S. Michele di Monte Armato (tutte nell'odierno territorio comunale), S. Biagio di Castel de' Britti, S. Giacomo dell'Idice, S. Maria di Pizzocalvo (ora in comune di S. Lazzaro di Savena), S. Salvatore di Casola Canina (ora in comune di Pianoro). Si definisce cosi' piu' precisamente l'area dell'attuale comune, rimane esclusa dal territorio della nuova pieve di S. Pietro solamente la localita' di Massa della Rapi. Era sottoposta alla parrocchia di S. Lorenzo di Prunaro da sempre nell'ambito della pieve di Budrio.

L'altro fenomeno di un certo rilievo e' dato dalla traslazione delle reliquie della Beata Lucia da Settefonti nela Chiesa di S. Andrea avvenuta nel 1572; e' il segno tangibile del progressivo abbandono del monastero di S. Cristina (intitolato a S. Luci a nel 1513) che era situato poco meno di un chilometro a sud-est di Ciagnano, in un'area sempre piu' interessata dall'espandersi dei calanchi e da fenomeni franosi.

Ancora in questo secolo, precisamente fra il 1517, e il 1577, assistiamo al dissolversi di un altro piccolo agglomerato collinare, Villa di Mezzo posta circa mezzo chilometro a nord di Ciagnano, lungo la via che conduce a S. Cristoforo l'aggregato si r iduce da 8 edifici ad uno soltanto in poco piu' di cinquant'anni.

La spiegazione di questi avvenimenti, di questa tendenza progressiva verso l'area della via Emilia sia di popolazione che di presenza istituzionale, e' da cercarsi nell'evolversi della situazione politica ed economica che si viene a delineare nella sec onda meta' del cinquecento. Il territorio bolognese ormai definitivamente soggetto al potere papale, si va assestando in un quadro di sempre maggiore stabilita'. I luoghi di pianura e di fondovalle diventano sicuri. Si consolida sempre piu' il fenomeno de ll'investimento fondiario e della bonifica delle terra esondabili della bassa pianura. Si assiste ad una sempre maggiore penetrazione cittadina nel contado: nobili, uomini d'arme, banchieri, commercianti rivolgono i loro interessi alla proprieta' terriera favorendo cosi' l'insediamento rurale nei territori piu' fertili della pianura e della pede-collina. Si definisce e si consolida a partire da questo secolo, la fisionomia di gran parte del territorio ozzanese, nel suo aspetto di campagna intensamente col tivata: aspetto che non sara' piu' modifcato sostanzialmente sino al secondo dopo-guerra. Del tutto privo di consistenti agglomerati, l'area dell'attuale comune si caratterizza nella pianura e nella bassa collina in un insediamento agricolo che fa capo a numerosi edifici padronali, ville, palazzi e fattorie, in un quadro di pressoche' totale dominio della proprieta' nobiliare ed ecclesistica.

Probabilmente intorno alla meta' del XVI secolo sorgono in quest'area piu' ricca e previlegiata alcuni edifici ancora oggi fra i piu' rilevanti del territorio comunale. Palazzo Guidalotti e la villa della famiglia Dall'Armi, costruzioni simili nell'imp ianto "chiuso" con corte interna richiamano ancora necessita' di ordine difensivo. Villa Perdisa, poi completamente modificata nell'800, e' documentata dal 1581. Nella pianura, all'incrocio della via Tolara con gli ®stradelli GuelfiŻ, sorge gia' dal 1580 il palazzo dei conti Sforza, primo punto di aggregazione della odierna frazione di Ponte Rizzoli. Inoltre in questo secolo si formano sulla via Emilia i nuclei di Olmatello e Maggio. L'area collinare e' caratterizzata invece da un parcellizzazione della p roprieta' fra famiglie prevalentemente di residentiL i cui nomi resteranno legati alla toponomastica per i secoli successivi (Ca' dei Donati, Montebugnoli, Ca' dei Minghetti, Chiusolo, Mazzoni, RambaldaL ecc.). Dalla lettura degli estimi si nota per quest e zone una notevole stabilita' insediativa e l'assenza di cittadini bolognesi fra i proprietari. Altro elemento da ricordare e' che il disboscamento e il dissodamento di terreni in eta' tardo-medievale e' causa di un diffuso dissesto idro-geologico che ha come conseguenza un estendersi dei calanchi ed un generale impoverimento, specie nell'area compresa fra Settefonti e Monte Armato: diverse sono le testimonianze di terreni colpiti da slavine e frequenti le piene rovinose del torrente Idice. L'unico dato nuovo rispetto al secolo precedente e' la presenza, documentata nel 1519, della comunita' di Poggio Scanno situata nel territorio di Monte Armato sul versante sinistro della valle dell'Idice. Non e' chiaro il motivo del suo sorgere, forse fu solamente per motivi di ordine amministrativo. Aveva un estimo proprio, ma non risulta alcuna presenza di agglomerati ne' di edifici di culto. Mancano purtroppo per questo periodo dati relativi alla consistenza della popolazione. Gli unici esempi che si possono fare r iguardano le parrocchie di Ciagnano e Settefonti: le notizie ricavate dagli ®stati delle animeŻ (documentazioni connesse all'esercizio del ministero pastorale dei parroci al fine della somministrazione della comunione pasquale) riportano a Ciagnano 220 ab itanti suddivisi in 41 famiglie e 228 abitanti in 46 famiglie a Settefonti. Operando un confronto con i dati del censimento pontificio del 1853, che e' l'ultimo che opera su sezioni parrocchiali paragonabili, vediamo che a Ciagnano sono censiti 231 abitan ti e a Settefonti 290. La notevole stabilita' che appare da questi dati dimostra una certa stagnazione demografica per tutta l'eta' moderna nei territori collinari del comune. Bisogna certo tenere conto di alcune crisi che frenarono l'incremento demografi co in tutto il contado bolognese quali la carestia del 1590, la peste del 1630 ed alcune epidemie nella prima meta' del XIX secolo. Comunque l'aumento di popolazione a Settefonti si spiega con la formazione di nuovi insediamenti nella valle dell'Idice, sp ecialmente Mercatale, agglomerato inesistente nel cinquecento.

Il XVII secolo si presenta come un periodo sostanzialmente stabile caratterizzato da un incremento della proprieta' degli enti ecclesiastici e da una riduzione progressiva della piccola proprieta' nella fascia territoriale fra le prime colline e la via EEmilia.

Per cio' che riguarda l'insediamento l'episodio di maggior rilievo concerne la comunita' parrocchiale di S. Cristoforo: nel 1662 la chiesa viene abbandonata e costruita piu' a valle, nella attuale posizione. A ricordo dell'antica costruzione rimarra' s olamente il toponimo Chiesa Vecchia attribuito ad un podere lungo la strada che collega la via Emilia a Ciagnano. Si tratta di un ulteriore fenomeno di assestamento nel sistema insediativo della comunita' di Ozzano: l'area di maggiore interesse si identif ica sempre piu' a quella circostante alla via Emilia. In questo periodo sorgono nuovi edifici padronali a conferma del continuo consolidarsi della proprieta' nobiliare e borghese" nelle campagne. Si riferisce probabilmente alla prima meta' del seicento la costruzione di Palazzo Bugami a Massa delle Rapi, di Palazzo Bianchetti e di Palazzo Guidalotti di Sopra a S. Pietro di Ozzano.

Nella zona collinare si assiste ancora a fenomeni di abbandono: esempi piu' evidenti sono la scomparsa fra il 1616 e il 1663 della comunita' di Poggio Scanno a Monte Armato e la definitiva decadenza del monastero di S. Lucia di Settefonti, gia' ridotto a semplice oratorio nel 1691. Nel caso di Poggio Scanno la crisi e' probabilmente dovuta al fatto che questa localita' veniva a trovarsi in una zona prevalentemente soggetta a fenomeni erosivi, in terreni estremamente poveri e per di piu' distanti dalle precarie vie di comunicazione di quei tempi. Per S. Lucia l'abbandono e' causato sia dal fatto che il luogo di culto, legato al ricordo della Beata, e' oramai da tempo trasferito nella chiesa di S. Andrea, sia perche' gli interessi delle monache sono magg iormente rivolti alle proprieta' delle zone collinari piu' basse.

Nel corso del settecento si consolida la fisionomia di alcune piccole frazioni quali Ponte Rizzoli alla Quaderna, Stradelli a S. Pietro, Mercatale Settefonti, Casella e Valle a Monte Armato. Dai dati riportati nel Dizionario Corografico del Calindri r isulta che la popolazione del territorio corrispondente all'attuale comune assomma nel 1785, a circa 2500 unita'. Continua il fenomeno della rovina e della perdita d'importanza di celebri luoghi di culto fiorenti nel passato: circa alla meta' del secolo v iene definitivamente distrutta S. Lucia e la badia di S. Maria di Monte Armato viene ridotta rispetto alle dimensioni originarie (con le soppressioni napoleoniche sara' trasformata in oratorio).

Sono comunque attivi nel territorio ben 14 oratori, per lo piu' collegati ad edifici padronali. Inoltre, a proposito delle chiese, occorre ricordare che fra la fine del seicento e la seconda meta' del settecento vengono ricostruite o ristrutturate tutt e le parrocchiali che assumono cosi' quell'aspetto tramandatoci dai celebri disegni del Corty pubblicati nell'opera "Le Chiese parrocchiali della Diocesi di Bologna".

Due importanti lavori idraulici vengono effettuati nella seconda meta' di questo secolo: il rio Olmatello, che frequentemente esondava nel basso territorio della parrocchia di S. Cristoforo, viene deviato nell'Idice a circa due chilometri a sud della v ia Emilia; nel 1773 il torrente Centonara e' immesso nel Quaderna.

Nell'epoca napoleonica nasce la definitiva conformazione territoriale del comune di Ozzano. Col decreto dell'8 giugno 1805, concernente l'ordinamento territoriale ed amministrativo del Regno d'Italia l'area dell'odierno territorio ozzanese e' ancora di visa fra piu' comuni. Ozzano di Sopra, che raggruppa le parrocchie di S. Pietro e S. Andrea con 759 abitanti, e' comune unitamente a Varignana di Sopra nel distretto di Imola. Ozzano di Sotto, ovvero la parrocchia della Quaderna con 625 abitanti, e' comun e unito a Varignana di Sotto nel distretto di Imola. Settefonti e Monte Armato formano un comune a se' stante di 477 abitanti, nel distretto di Imola. Le parrocchie di Ciagnano e S. Cristoforo, che contano 773 abitanti, sono aggregate al comune di Castel de' Britti, distretto di Imola. Infine la frazione di Massa delle Rapi, che ha 220 abitanti, fa parte del comune di Cento di Budrio nel distretto di Bologna. La distribuzione di questi territori risente chiaramente della suddivisione parrocchiale preesist ente e mantiene presenti ancora fenomeni di gravitazione storica che si riferiscono ad epoche molto precedenti, come l'appartenenza di Massa delle Rapi alla pieve di Budrio o il collegamento di S. Cristoforo a Castel de' Britti. Bisogna attendere il lugli o del 1810 e precisamente la ®Concentrazione dei Comuni del Dipartimento del RenoŻ (decreto del 20 aprile 1810 attuato con circolare del 25 giugno) per vedere sorgere l'attuale aggregazione territoriale e l'ormai definitiva denominazione di Ozzano di Sopr a. Le frazioni in cui si suddivide il comune sono S. Cristoforo Ciagna no, Massa delle Rapi, Ozzano di Sotto, Settefonti con Monte Armato, per complessivi 2854 abitanti; la casa comunale e' a S. Pietro, nell'edificio che ancora oggi fiancheggia la chiesa arcipretale. Questa concetrazione di comuni fu disposta per ottenere delle unita' di maggiore consistenza e per eliminare le difficolta' di funzionamento di un apparato amministrativo fondato su di un vastissimo numero di comunita' di minime dimensioni de mografiche e territoriali; queste disposizioni rivestono una notevole importanza storica in quanto die dero origine, come in questo caso, a moltissime delle unita' comunali attualmente esistenti.

Questo assetto territoriale si mantiene anche dopo la restaurazione dello Stato della Chiesa. Ozzano di Sopra rimane capoluogo comunale con le frazioni di Ciagnano, Monte Armato e Settefonti (queste due ultime parrocchie tornano ad essere frazioni sepa rate), Ozzano di Sotto diventa appodiato, ovvero ha una sua autonomia amministrativa, comprendendo Quaderna, S. Cristoforo e Massa delle Rapi.

Un quadro molto preciso della popolazione ozzanese alla meta' del secolo e' offerto dal censimento pontificio del 1853, il primo impostato su basi che riflettono i moderni criteri di rilevazione, ovvero non una semplice enumerazione degli abitanti come sempre era avvenuto in precedenza, ma anche con una individuazione delle classi di eta', dello stato civile e delle professioni esercitate. Vediamo che la popolazione raggiunge i 3209 abitanti ed e' a carattere "sparso per la campagna". Si compone di 466 famiglie con una media di 6,9 persone per nucleo familiare.

La popolazione attiva e' di 2344 persone delle quali 1917 impiegata in agricoltura (91 proprietari, 1372 coloni e mezzadri, 443 fra braccianti e salariati, 11 amministratori) 365 nell'industria (vi prevale quella tessile con 284 addetti) 17 nel commerc io e 45 fra impiegati, professionisti e religiosi. Relativamente alle classi di eta' abbiamo ben 1781 persone al di sotto dei 25 anni, 1183 fra i 25 e i 60 e solamente 245 persone anziane fra le quali pero' 44 ultranovantenni. I coniugi sono 1290, i celib i 1909, i religiosi 10.

L'unita' d'Italia non porta modifiche nella struttura territoriale del comune che assume la denominazione definitiva di Ozzano dell'Emilia; scompare solamente, nel senso nominale, la frazione di Massa delle Rapi. L'aumento della popolazione e' costante , ma l'insediamento mantiene sempre il carattere prevalentemente sparso (nel 1871 vi sono censiti 3969 abitanti). Il rilievo territoriale, compiuto per questa zona nel 1892, dall'Istituto Geografico Militare evidenzia anche lungo la fascia territoriale pe rcorsa dalla via Emilia, una situazione insediativa non molto diversa da quella riscontrabile dalla lettura dei catasti pre-unitari "Boncompagni" e "Napoleonico"; l'incremento edilizio e' principalmente riferito ad edifici per coloni e braccianti, specie nella bassa pianura. Solamente nella valle dell'Idice si nota un lieve aumento di nuclei agglomerati. Infatti in seguito all'apertura della nuova carozzabile di fondo valle la cui opera viene finanziata nel 1862 e portata a termine negli anni immediatame nte successivi (cio' fu dovuto soprattutto alla necessita' di trasportare il rame estratto dalla miniera di Bisano fino alla stazione di Mirandola) si ha un ultiore impulso allo sviluppo della vallata con il consolidamento delle frazioni di Bianchina, Mer catale e Noce che diventano di fatto eredi degli antichi nuclei di Ciagnano, Settefonti e Monte Armato. E' significativo a tale riguardo che le principali attivita' di fiera e mercato del comune si svolgano a Mercatale e alla Bianchina, come la cosi' dett a "fiera degli schioppi" del 28 ottobre. Inoltre la formazione della nuova strada conduce al disuso di alcuni antichi percorsi di cresta e di attraversamento collinare. Fra questi si possono citare la viabilita' che da Mercatale saliva a Poggio Scanno seg uendo lo sparti-acque con il torrente Zena, il percorso che collegava Ciagnano alla Bianchina e la via che collegava Settefonti con Monte Armato attraverso i calanchi degli Spicchi. I piu' rilevanti interventi edilizi di questo secolo riguardano la costru zione del palazzo comunale e di villa Maiara alla Quaderna, nonche' il rifacimento in forme neo-classiche di Villa Gandino e di villa Isolani.

Ancora nel novecento Ozzano mantiene a lungo la caratteristica di comune privo di un centro urbano vero e proprio: bisogna attendere il secondo dopo-guerra perche' la scelta, fatta poco dopo l'unita' nazionale, di individuare sulla via Emilia il centro della comunita', si concretizzi in un vero e proprio agglomerato.

Osservando i dati demografici vediamo che nel 1936 raggiunge i 5703 abitanti di cui solo 817 accentrati nelle frazioni di Ozzano, Maggio e Mercatale; nel 1951 gli abitanti sono scesi a 5447 di cui 1505 accentrati. E solo nel 1971 che la popolazione acc entrata prevale nettamente con 3913 abitanti rispetto ai 2019 sparsi. Di questi ultimissimi anni (8289 abitanti al censimento del 1981) e' la grande espansione urbana che trasforma Ozzano in un centro direttamente collegato all'estendersi della citta' di Bologna.

Appare ora difficile riscontrare un'identita' in un territorio cosi' fortemente dipendente dal capoluogo provinciale. Soprattutto perche' l'insediamento storico e' stato in parte inglobato dalla urbanizzazione recente, sia di carattere residenziale che industriale, sviluppatasi notevolmente attorno all'asse della via Emilia. Nel territorio collinare la guerra ha gravemente colpito numerosi edifici di rilievo fra i quali si possono menzionare le chiese parrocchiali di Ciagnano, Settefonti, Monte Armato e le pregevoli costruzioni di Ca' Nova a Mercatale e del Bigollo a S. Pietro. Inoltre il sistematico abbandono delle campagne ha favorito il deperimento irreversibile di molti edifici agricoli nonche' di notevoli fabbricati signorili quali palazzo Bianche tti a S. Pietro e palazzo Legnani a Mercatale.