Biografia dell'artista

Piero Manai(1951-1988) comincia a dipingere intorno ai vent’anni. Il suo percorso artistico può considerarsi esemplare per la complessità delle tematiche affrontate e per la qualità degli esiti formali raggiunti in due decenni di instancabile ricerca.
Dopo un primo periodo di figurazione iperrealista e pop, nel quale si confronta con gli oggetti del mestiere di pittore: barattoli di colore, matite, carboncini, l’artista sperimenta tecniche differenti. E’ in questo periodo che nasce la serie dei carboni, grandi opere che nel loro gigantismo esprimono la diretta fisicità della forma e la perfetta coincidenza dello spazio e dei limiti dell’immagine. Immagini che successivamente si disintegrano, frantumandosi in volti, nature morte e paesaggi dai contorni rarefatti che filtrano citazioni dal passato. Le affinità e le consonanze con alcune grandi figure della storia dell’arte quali Cézanne, Bacon, Schiele, Ensor, riaffiorano in Manai dando vita ad una pittura colta ed estremamente sofisticata.
Siamo negli anni Ottanta, periodo fecondo e di grande successo, momento in cui Manai si sofferma su alcune tematiche, quali il linguaggio del corpo, l’eros e la morte, la relazione dell’individuo e il suo alter ego. Le grandi teste, i corpi finemente tratteggiati, sono documenti di una corporalità danneggiata che attestano una qualità pittorica, frutto di una difficile gestazione e contraddistinta da una inequivocabile identità e riconoscibilità.


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