Cipì e Passerì le prove cercavano e tutti supplicavano. Oh luna! Oh bella regina, gentile e carina, aiutaci tu, che vivi lassù. “Il signore della notte è mio amico, andatelo a chiedere a Palla di Fuoco!” Il sole rispose: “Ne ho sentito parlare ma non lo conosco, non vi posso aiutare!” Cipì e Passerì dalle bianche nuvole volarono ma loro, spinte dal vento, se ne andarono: “Chiedete al vento, non dovete temere, non rifiuta mai un piacere!” Il vento arrivò e la sua promessa fischiò: “Quel mascalzone, se la merita proprio una lezione!”. Palla di fuoco era guarito e la primavera era incominciata, Cipì e gli altri passeri si erano radunati dove il vento li aveva chiamati: “Volete una prova, e una prova vi sia data!” Dentro il buco del signore della notte la testa infilò e polvere, avanzi di ossa e piume lacerate fuori trascinò. Cippicippi in pianto scoppiava mentre Chiccolaggiù le piume dei suoi figli cercava. I passeri il signore della notte volevano cacciare e, per la fame, se ne doveva andare. La dodicesima notte il mostro silenzioso sparì e i passeri non lo videro più. Che festa, quei giorni! I passeri si abbracciavano e Cipì festeggiavano. Mamì commossa al petto se lo stringeva affettuosa. I giorni passarono, le stagioni i soliti abiti indossarono e i passeri del tetto la loro dura vita proseguirono. Il sacrificio più non temevano perchè nel loro cuore di felicità cantavano: al sole, all'acqua, ai fiori, alle nuvolette e alle ranocchie che di gioia saltavano. |
FINE |