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Indagine sul fiume: inquinamento

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Inquinamento

( tratto da "aria, acqua, terra, fuoco" a cura della coop. di progettazione culturale e ambientale: LA LUNA NEL POZZO)

PROBLEMA ACQUA

L'aumento della popolazione mondiale e lo sviluppo dell'industria, hanno moltiplicato i fabbisogni di acqua. Attualmente il consumo mondiale è di 3000 Kmc l’anno.

In Italia ogni persona (che abiti in città) consuma circa 290 litri di acqua al giorno (grosso modo 30 secchi pieni fino all’orlo). Circa 30 litri li consumiamo per bere e cucinare, 35 per lo scarico del WC, 100 per fare il bagno contro i 20 della doccia. Ancora, ogni volta che laviamo i piatti consumiamo 20 litri di acqua, 30 se li laviamo in lavastoviglie e 120 se ne vanno per un bucato in lavatrice.

Le necessità di acqua dolce per uso agricolo ed industriale è altissima e tende ad aumentare. Circa il 73% serve per l’irrigazione, il 22% all’industria (servono 7 tonnellate di acqua per produrre una tonnellata di acciaio, 450.000 litri per costruire un’auto, 200 litri per fare un maglione, 60 litri per un paio di scarpe, 30 litri per fare un litro di birra), il 5% per uso domestico.

(ponte sull'Idice - Mercatale) "marzo 2001: scarico abitativo in riva al fiume...

Da sempre i fiumi e il mare sono anche il naturale "cestino" per ogni attività dell'uomo. Un luogo economico e conveniente in cui gettare i rifiuti.

Infatti i corsi d'acqua sono in grado di trasformare, attraverso una miriade di microorganismi che si nutrono di "spazzatura", gran parte dei rifiuti organici che l'uomo vi scarica....ma non esageriamo! I fiumi non devono essere usati come canali di raccolta delle acque di scarico delle fogne e delle industrie, senza impianti di depurazione.

I corsi d'acqua sono dunque dei grandi "depuratori" naturali.

Purtroppo l'enorme sviluppo dell'umanità ha prodotto così tanti rifiuti e di tipo così nuovo, che il mare non ce la fa più a smaltirli.

Difatti se i corsi d'acqua potevano fare qualcosa per i rifiuti organici, non possono far niente per tutto il resto, dai metalli pesanti (come mercurio, piombo, arsenico) fino ai prodotti chimici e il petrolio. La circolazione delle correnti oceaniche, e la continuità dell’ecosistema marino, fanno sì che nessuna parte dell’oceano sia esente da inquinamento. Le sostanze pericolose usate in agricoltura (insetticidi, pesticidi...) si accumulano nei terreni e con il tempo raggiungono la falda freatica inquinando le nostre riserve idriche... L’ utilizzo di prodotti ricchi di nitrati e fosfati, quali concimi e detersivi, che finiscono poi nei fiumi e nei mari favoriscono, in particolari condizioni atmosferiche (caldo, sereno e assenza di vento) una crescita elevata di alghe che si riproducono e muoiono a grande velocità (eutrofizzazione). La loro decomposizione sui fondali consuma molto ossigeno e porta alla morte i pesci e altre forme di vita.

In un solo anno vengono gettate nel Po e quindi nell'Adriatico 68.000 tonnellate di nitrati, che messe in sacchetti di plastica uno in fila all'altro formerebbero un a fila lunga da Milano ad Amsterdam. Il Mediterraneo visto da un satellite sembra un grosso lago, comunica con l'Oceano Atlantico solo attraverso lo stretto di Gibilterra e per cambiare completamente l'acqua ci impiega 80 -100 anni. Lungo le sue coste vivono circa 100 milioni di abitanti e di questi il 50% abita in città grandi e medie che scaricano in mare i liquami delle loro fogne.

Nei corsi d'acqua vengono versate sostanze come il petrolio e i suoi derivati, che formando uno strato superficiale impermeabile, impediscono l'ossigenazione delle acque e mettono a repentaglio tutte le forme di vita acquatica.

Per garantire una discreta qualità della vita occorrono giornalmente circa 8O litri di acqua a testa. Il consumo medio va da 5,4 litri al giorno in Madagascar (sufficienti alla sopravvivenza) ai 500 degli Usa.

Nei paesi in via di sviluppo l’acqua uccide ogni anno 25 milioni di persone, la maggior parte dei quali sono bambini. Spesso in questi paesi l’acqua non è sufficiente a soddisfare i bisogni fondamentali, per cui si tende ad usarla più volte. Molte persone devono percorrere vari chilometri ogni giorno per potersi procurare pochi litri d’acqua che servono a vari utilizzi domestici, dalla pulizia personale alla cottura dei cibi. Così alla fine l’acqua diventa estremamente sporca e quindi habitat ideale per agenti patogeni. Nel Sud del mondo 3 persone su 4 non dispongono di servizi igienici decenti, per cui un modesto corso d’acqua diventa contemporaneamente parco giochi, luogo di toilette quotidiana, fonte di acqua a scopo alimentare.

Al Nord, invece, 9 persone su 10 dispongono di acqua potabile a volontà e di adeguati servizi igienici.

Attualmente consumiamo una quantità 3 volte superiore a quella richiesta 20 anni fa. Se continueremo ad agire come ora, molte nazioni potrebbero trovarsi in serie difficoltà. Se l’agricoltura con l’irrigazione assorbe la maggiore quota dell’acqua disponibile, la domanda dell’industria e per usi domestici è in rapido aumento. Questo genera conflitti.

Nei paesi industrializzati l’acqua viene molto spesso sprecata:

L’acqua è una risorsa rinnovabile, se non turbiamo il delicato equilibrio del suo ciclo, inquinandone irreversibilmente quote crescenti. Le piante e gli animali che vivono nei corsi d’acqua, nei mari e nei laghi sono in grado di depurare piccole quantità di acqua. Ma la quantità di acqua di scarico prodotta da paesi e città densamente popolati è talmente alta che non può più essere depurata in questo modo.

Sicuramente un riadeguamento dei cicli produttivi a livello industriale, e un idoneo trattamento delle acque reflue contribuirebbero sia alla diminuzione dell’inquinamento idrico, sia al risparmio di questa risorsa. L’80% dell’acqua usata dall’industria serve negli impianti di raffreddamento e in gran parte può essere rimessa in circolo. (Un esempio di risoluzione viene da Israele, che riesce a recuperare un quinto dell’acqua destinata all’industria e ad usi domestici e lo destina all’agricoltura.)

Quella troppo calda che danneggia i delicati ecosistemi acquatici, potrebbe essere riciclata per riscaldare le serre. Per continuare sulle possibili strategie di tutela del patrimonio idrico diventa oramai improrogabile, l’utilizzo di tecniche agricole (lotta biologica, lotta integrata, rotazioni colturali... ) a basso impatto ambientale. Non è infatti possibile dimenticare i danni arrecati agli ecosistemi e alle falde freatiche dall’uso indiscriminato di pesticidi e concimi chimici, in decenni di agricoltura industrializzata.

Ma anche a livello domestico possiamo contribuire quotidianamente alla tutela di questa preziosissima risorsa con semplici azioni:

TERRA e SUO SFRUTTAMENTO

Come già si è detto il suolo su cui abitiamo è una sottile pellicola che avvolge il globo terrestre. Ma il terreno si può degradare ad opera di fattori artificiali e/o naturali in tempi molto più ridotti rispetto a quello necessario alla sua formazione. Purtroppo ogni anno perdiamo milioni di ettari terre arabili a causa dell’erosione, della desertificazione, l’inquinamento e l’utilizzo di zone coltivabili per scopi non agricoli.  
Entro il 2000 avremo perso circa il 18% delle terre arabili, senza calcolare i 7 milioni di ettari di praterie che scompaiono ogni anno a causa della desertificazione.  
Per rimpiazzare lo strato di terra fertile perduto dovremmo aspettare centinaia d’anni.  
A causare il fenomeno della erosione del suolo e dell'impoverimento di quello che rimane, in modo così consistente ed accelerato sono le attività umane sul suolo stesso. ... Fra queste:

Le cause dell'impoverimento della fertilità dei suoli sono fondamentalmente da imputare alla perdita di sostanza organica, a causa del loro sfruttamento per colture intensive e dell’uso massiccio di fertilizzanti chimici che non rimpiazzano la sostanza organica asportata con la coltura. Oltre all'erosione c'è poi il fenomeno dell'urbanizzazione selvaggia a scapito di terre altrimenti produttive.

Al consumo del suolo si aggiunge l'inquinamento dovuto sia ai rifiuti abbandonati direttamente, sia da ciò che resta della deposizione degli inquinanti dell'aria e dell'acqua.Un albero affonda le sue radici nel terreno traendo da esso nutrimento, ma allo stesso tempo proteggendolo ed alimentandolo con i frutti e le foglie che produce. Noi spesso ci comportiamo come un albero dalle radici assai sviluppate che dà frutti avvelenati o inutilizzabili.

La terra ha cinque grandi zone desertiche.

Da molti anni si parla del fenomeno allarmante dell’avanzare dei deserti. I deserti, tuttavia raramente si espandono, a causa di variazioni climatiche, che in ogni caso, richiederebbero tempi lunghissimi. Tuttavia dove questo processo avviene naturalmente si parla di "desertizzazione", ma dove avviene per opera dell’uomo si parla di "desertificazione".

Ogni anno dodici milioni di ettari di terreno in zone subtropicali, si deteriorano al punto da essere inutilizzabili. Il 40% di queste terre sono campi coltivati che perdono lo strato fertile, il resto sono pascoli così sfruttati che la vegetazione cambia a tal punto da non essere più appetibile nemmeno dalle capre. Su queste terre neo aride vivono settecento milioni di persone.

Oltre all’eccessiva densità di popolazione, quattro sono le cause principali del fenomeno:

L’agricoltura è un’attività fondamentale, perchè soddisfa le esigenze di base, contribuisce a mantenere e sviluppare la civiltà, richiama l’uomo a rispettare la natura, le sue leggi i suoi ritmi. Se quando ci sediamo a tavola pensiamo a come sono stati prodotti i nostri alimenti, ci renderemo conto che alla base di tutto c’è l’agricoltura.

Fino a circa la metà di questo secolo le terre coltivate a livello mondiale hanno dato un raccolto più o meno sufficente. Da allora la popolazione mondiale è aumentata notevolmente e con essa i suoi bisogni.

Questo ha indirizzato governanti e agricoltori alla coltivazione di un numero limitato di piante ad alto rendimento, che potessero soddisfare le crescenti esigenze alimentari.

Attualmente nel mercato mondiale confluiscono essenzialmente due categorie di colture agricole:

In entrambi i casi le aziende agricole dei vari stati, per poter essere concorrenziali sul mercato ricorrono alla monocoltura (coltivazione di una unica specie o meglio varietà vegetale su tutta l’area) e ad un tipo di agricoltura intensivo (per avere delle buone produzioni per ettaro, si fa ricorso all’uso massiccio di fertilizzanti e pesticidi chimici).  
Se questo comporta in tutti i casi gravi danni all’ambiente, per i paesi del Sud c’è un’ulteriore aggravante. Molto spesso per essere presenti sul mercato con prodotti di pregio per l’esportazione (cacao, caffè, cotone...) si tralascia la coltivazione delle colture base per l’alimentazione umana (cereali e legumi). La allarmante conseguenza è che questi paesi dall’economia precaria si trovano a dover importare dai paesi del Nord i beni di prima necessità.

Oggi le aziende agricole sono iperspecializzate. Non esistono quasi più aziende dove coesistano l’allevamento del bestiame e la coltivazione di cereali, frutta ed ortaggi. Per motivi di ordine economico si tende a semplificare la gestione a privilegiare un settore produttivo, anzichè un altro. Per cui difficilmente i cicli naturali che necessitano di tempi lunghi, e complesse relazioni vengono rispettati.

Gli allevamenti intensivi, non producono più letame e le deiezioni degli animali diventano una grave fonte di inquinamento per le acque.

Nelle aziende agricole la monocoltura ha preso il posto della rotazione delle colture, i materiali organici residui delle colture vengono bruciati, e non più interrati. Questo comporta il ricorso a dosi sempre maggiori di fertilizzanti.

L’ utilizzo di varietà vegetali, selezionate in base alla loro elevata produttività, anzichè per la loro resistenza alle malattie, costringe gli agricoltori ad un uso massiccio di pesticidi.

E’ evidente che per salvaguardare il sottile strato di suolo che dà la vita a tutto il pianeta è ormai impellente l’introduzione di modelli agricoli diversi da quelli attuali, più in sintonia con i cicli della natura.

La lotta integrata ai parassiti ha già dato buoni risultati. Questa tecnica non mira ad eliminarli, completamente ma a mantenerli a livelli accettabili con vari sistemi di lotta biologica ( trappole con richiami sessuali, introduzione di insetti o batteri antagonisti, ecc).

Si interviene chimicamente solo quando la popolazione del parassita supera certi livelli, si realizzano colture miste, si introducono predatori naturali, oppure si utilizzano esche naturali....

Tuttavia è sicuramente l’agricoltura biologica il sistema più vicino ai cicli naturali.

Si basa sulla valorizzazione della fertilità naturale del terreno riducendo drasticamente l’uso di prodotti di sintesi chimica e di conseguenza l’inquinamento ambientale ed alimentare.

Non si pratica la monocoltura, ma l’avvicendamento (successione di colture diverse sullo stesso terreno secondo un ciclo) e la consociazione (coltivazione contemporanea sullo stesso terreno di due o più specie) gli erbicidi vengono sostituiti con pratiche agronomiche (diserbo manuale e/o meccanico) e con derivati naturali si pratica la concimazione organica utilizzando il letame o il compost (concime organico ottenuto dalla fermentazione di scarti animali e/o vegetali generalmente di origine domestica), i parassiti vengono combattuti con metodi di lotta biologica .

Ma perchè questa nuova rivoluzione agricola possa coinvolgere l’intero pianeta, salvaguardando così anche i suoli più a rischio delle zone tropicali e subtropicali, sarà necessario promuovere nei paesi del Sud del mondo un’agricoltura basata sull’autosufficienza piuttosto che sull’esportazione di prodotti adatti ai mercati del Nord del mondo.

E’ evidente che per salvaguardare il sottile strato di suolo che dà la vita a tutto il pianeta è ormai impellente l’introduzione di modelli agricoli diversi da quelli attuali, più in sintonia con i cicli della natura.

La lotta integrata ai parassiti ha già dato buoni risultati. Questa tecnica non mira ad eliminarli, completamente ma a mantenerli a livelli accettabili con vari sistemi di lotta biologica ( trappole con richiami sessuali, introduzione di insetti o batteri antagonisti, ecc).

Si interviene chimicamente solo quando la popolazione del parassita supera certi livelli, si realizzano colture miste, si introducono predatori naturali, oppure si utilizzano esche naturali....

Sarebbe importante evitare ogni tipo di spreco

La guerra domestica agli sprechi si combatte sul fronte degli elettrodomestici. per esempio tivù, videoregistratori, segreterie telefoniche, radio, consumano energia elettrica anche quando non sono in funzione.

Il risparmio energetico è questione di buone abitudini, ma anche di trucchetti ingegnosi.

Riparare i rubinetti dell’acqua calda che gocciolano, limitare al minimo indispensabile l’uso di elettrodomestici, soprattutto nelle ore di punta, chiudere le valvole dei termosifoni delle stanze non utilizzate. Installare guarnizioni di tenuta a porte e finestre, per bloccare l’ingresso di aria fredda, mettere i doppi vetri...

E per continuare il "galateo dell’energia": privilegiare quando è possibile i mezzi pubblici o la bicicletta, all’auto, fare un uso corretto dell’auto e tenerla in buon funzionamento con periodici controlli.

Altre soluzioni su scala più ampia auspicabili in futuro sono:

ARIA (effetto serra, piogge acide …

La gravità della situazione è ogni giorno più evidente, ma qualsiasi strategia per la riduzione dell’inquinamento atmosferico, non potrà avere successo senza la collaborazione dei singoli abitanti di questo pianeta.
Anche in questo caso non è male sviluppare un piccolo"ecogalateo":
- privilegiare quando è possibile i mezzi pubblici o la bicicletta, all’auto
- fare un uso corretto dell’automobile e tenerla in buon funzionamento con periodica manutenzione
- sottoporre gli impianti di riscaldamento a controlli periodici di manutenzione e pulizia.
Altri interventi su scala più ampia sono auspicabili in futuro per la difesa della "grande bolla":
- utilizzo di fonti energetiche meno inquinanti (esempio: il metano per usi domestici o combustibili a basso tenore di zolfo) e dove è possibile di fonti energetiche pulite come il solare o l’eolico
- ottimizzazione dei cicli produttivi delle industrie per ridurre sia il volume,  che il carico degli inquinanti

- risparmio energetico, recuperando il calore a bassa temperatura emesso dalle centrali termoelettriche, che verrebbe altrimenti disperso in atmosfera .

- introduzione in agricoltura di concimi e pesticidi meno dannosi, e di tecniche (es. lotta biologica) che ne limitino l’impiego

- limitazione del traffico nelle aree urbane, potenziando i trasporti pubblici e creando isole pedonali
- trasporto merci su ferrovia e non su strada
- ripristino della navigazione fluviale e potenziamento quella marittima
- ampliamento delle aree verdi in zone urbane
- salvaguardia e protezione dei grandi "polmoni verdi" del globo terrestre.