Caro diario,

oggi è stata la giornata più umiliante della mia vita.

A scuola all’ultima ora di lezione, il professore è stato chiamato dal preside.

L’atmosfera era strana, c’era troppa tranquillità, poi improvvisamente la porta si è aperta e tutti noi ci siamo messi in piedi.

Il professore ci ha detto “Tutti seduti tranne la ragazza del secondo banco a destra”, “Sono io” ho risposto e il professore mi ha detto “prendi le tue cose ed esci da questa classe” Io stupita, ho chiesto “Perché?“ lui ha risposto “Non fare storie, esci ho detto”.

I miei compagni mi hanno guardato e uno ha aggiunto “Sei un ebrea e quindi non puoi stare in questa classe”. Io ero confusa, mi girava la testa, mi sembrava di svenire, le gambe non si muovevano. Poi improvvisamente mi sono ricordata di quello che ripeteva spesso mio padre negli ultimi tempi “Non vergognarti mai di essere ebrea”.

Ho preso le mie cose e ho salutato la mia vicina di banco che stava piangendo e che fra i singhiozzi mi ha detto: “Per gli altri sei diversa ma non per noi. Mi raccomando ricordati che su di me potrai sempre contare”. Sono contenta di avere degli amici come lei.

Uscendo dalla classe il professore ha abbassato lo sguardo e non mi ha salutato, i miei compagni si sono alzati in piedi e hanno detto: “Ci mancherai molto, non ci dimenticare” Tutti avevano un aria dispiaciuta.

Uscita da scuola, mi sono voltata per salutare per l’ultima volta e ho pensato “Se questo è il mio destino è freddo e ingiusto” e sono tornata a casa con il morale e terra.

Tutti hanno il diritto di stare con chi si vuole e scegliere la scuola anche se si è ebrei.



Caro diario,

oggi è successo un fatto che mi ha lasciato senza parole. Il preside è venuto in classe con un mezzo sorriso e ha detto “Un vostro amico non può più stare in questa classe perché è ebreo”. Tutti noi abbiamo spalancato gli occhi e non credevamo alle parole sentite.

Un ragazzo della classe si è alzato e ha detto “Sono io, preparo le mie cose e me ne vado”.

Noi eravamo scioccati e anche il professore aveva uno sguardo pieno di amarezza mentre lo guardava prendere le ultime cose.

Il ragazzo è andato alla porta e ha detto “Spero che questo non sia un addio perché presto le cose cambieranno, siete degli ottimi compagni di classe”. Un mio compagno ha detto “Io parlo a nome di tutta la classe, noi siamo molto dispiaciuti di questo fatto ma contenti di avere avuto un compagno come te. Se avrai bisogno, su di noi potrai sempre contare”.

Il preside ha aggiunto “Ora va e abbi cura di te”. Lui si è affrettato ad uscire dalla scuola piangendo e con lo sguardo ha visto che dalla finestra lo salutavamo e urlavamo “Qui la legge è ingiusta”.

Dopo due anni di scuola passati insieme una legge discriminatoria non può distruggere la vita di un ragazzo in pochi minuti!

Martina Alimena IIID