FOSSOLI

Il 28 novembre siamo andati al campo di concentramento di Fossoli. Appena arrivati una guida ci ha spiegato la storia di Fossoli. Era un campo di concentramento e di transito per i deportati politici e razziali gestito direttamente dai nazisti dal gennaio del 1944. Da questo campo, tragica anticamera dei lager nazisti, passarono circa 5000 prigionieri destinati ai campi di Aushwitz e Bergen-Belsen. Fu costruito in questo posto soprattutto per la comodità oltre all'ampio spazio disponibile, infatti poco distante c'era una ferrovia e perché era vicino alla via Emilia. L'intera area si divideva in due gruppi di baracche, con finestre molto piccole e collocate in alto; a sinistra erano sistemati gli ebrei e a destra i prigionieri politici che erano divisi dagli altri con il filo spinato. La guida ci ha detto anche che i deportati potevano inviare lettere e farsi spedire oggetti che poi potevano vendere e scambiare perciò diventava una sottospecie di mercato. Ogni mattina e ogni sera c'era un appello per controllare che tutti i deportati fossero presenti.

Mentre osservavamo l'ulivo della pace, piantato in occasione della giornata della memoria del 2004, la guida ci ha raccontato dell'eccidio di Fossoli, verificatosi nel Luglio del '44, poco prima che il campo fosse sgomberato e trasferito a Gries-Bolzano. Le SS presero alcuni ebrei e li portarono al tiro a segno di Gideno e li costrinsero a scavare una fossa. La mattina seguente furono presi 76 prigionieri politici ma alcuni di essi erano stati informati del lavoro che avevano fatto i loro compagni. Durante il viaggio cercarono di ribellarsi: riuscirono ad uccidere alcune SS e riuscirono a scappare. Purtroppo la “rivolta” fu dominata e per ogni SS ucciso dieci ebrei vennero fucilati. Solo uno dei tanti prigionieri caduti riuscì a nascondersi nelle tubature delle baracche ma dopo una settimana circa fece la loro stessa fine.

Il 2 agosto il campo venne definitivamente abbandonato e a partire dagli anni ’60 per la durata di sette anni, fu reso un alloggio per donne e bambini con la modifica delle baracche. Fino agli anni ’70 gli Slavi poterono utilizzare questi alloggi, ma dopo una fase di degrado e abbandono, nell’85 alcuni volontari riaprirono parte del campo al pubblico, rimettendola a posto. Alla fine della visita del campo, la guida ci ha fatto leggere una poesia molto significativa di Primo Levi scritta nel febbraio del '46:

Il tramonto di Fossoli”

Io so cosa vuol dire non tornare

attraverso il filo spinato

ho visto lacerarmi la carne

ho sentito le parole del vecchio poeta:

Possano i soli cadere e tornare

a noi, quando la luce è spenta

una notte infinita è da dormire”.


E’ difficile credere che nel luogo in cui siamo stati, milioni e milioni di persone venivano trattati orribilmente e torturati. Al solo pensiero ci venivano i brividi e provavamo tristezza per tutti quelli che sono stati costretti a vivere in questo campo. Di certo siamo stati molto fortunati a non essere nati in quel periodo ma comunque non possiamo essere sicuri che fatti orribili del genere non possano più riaccadere.

In conclusione la gita è stata per molti un’esperienza diversa e molto forte dal punto di vista emotivo, ma per tutti è servita a ricordare un pezzo importante della nostra storia che ha cambiato, direttamente o indirettamente, la vita di ciascuno di noi.

Filippini, Casagrande, Sanguettoli, Marzadori, Nardino