L'INCORONAZIONE DI CARLO V

Fu particolarmente impegnativa per Bologna la permanenza dall'autunno del 1529 ai primi mesi del 1530 di papa Clemente VII e di Carlo V per la cerimonia dell'incoronazione, segnata da diversi momenti di solennità pubblica con una coreografia studiata e rituali per ogni occasione.

Incoronazione di Carlo VIncoronazione di Carlo V
Vennero chiamati i più capaci architetti, gli artisti, i pittori, gli artigiani più validi per costruire le strutture e gli apparati che dovevano imitare pietre e marmi preziosi.
Le strade furono coperte di veli tesi fra le facciate delle case, furono adornate di statue, di fontane che gettavano vino, dal significato allegorico.
Bologna si trovò al centro di un avvenimento di portata mondiale, scelta perché era la città più importante dello Stato Pontificio dopo Roma e soprattutto per evitare la presenza a Roma di CarloV e dei suoi soldati a soli due anni dal saccheggio.
Dopo aver ricevuto la corona ferrea , il 22 febbraio, nella cappella del Palazzo Pubblico, due giorni dopo, in occasione del suo compleanno, fu incoronato Imperatore da Papa Clemente VII in San Petronio.

Davanti a San Petronio venne costruito un palco sopraelevato collegato con un lungo pontile che raggiungeva un varco praticato tagliando una finestra del piano nobile del Palazzo Pubblico per consentire a Carlo V e al suo seguito di accedere direttamente alla piazza dagli appartamenti a lui riservati. Sul palco vennero erette anche due cappelle.
Varcata la soglia di San Petronio, il pontile si allargava in una rotonda, dove Carlo V si confessò; ai lati vi erano i palchi per i nobili:
Al termine della cerimonia il corteo raggiunse la chiesa di San Domenico poi ritornò a Palazzo Pubblico.
Si arrostì un enorme bue farcito di agnelli, di lepri, di capponi e di galline, mentre dal Palazzo venivano gettati al popolo cibi e dolciumi.

IL CROLLO DEL PONTILE

Fra tanta ressa si registrò il crollo del pontile che collegava il Palazzo Pubblico con la Basilica di San Petronio appena fu passato Carlo V. Ci furono morti e feriti che si andarono ad aggiungere ai soldati spagnoli uccisi in agguati notturni o nel corso di risse.
Morì a Bologna anche il soldato più alto che Carlo V si portava appresso come un fenomeno vivente (era alto sette piedi bolognesi, pari a 2,68 metri).