LE ORIGINI
La nostra indagine inizia da una visita alla basilica
di San Giacomo Maggiore in cui si apre la Cappella Bentivoglio, una delle
opere più belle dell'arte italiana del '400.
Qui è stata rappresentata da Lorenzo costa, la Madonna con in braccio
il Bambino Gesù, attorno a cui si trova la Famiglia Bentivoglio.
Giovanni II raccomanda la sua famiglia e la patria alla Madonna. Il Rinascimento
bolognese si può dire che è il periodo più felice per
questa famiglia, segnata da tragici eventi. Ma che origine ha il loro nome?
La leggenda narra di un amore fra Lucia, una contadina e re Enzo, figlio dell'imperatore
Federico II e prigioniero dei Bolognesi. Egli le ripeteva sempre “ben-ti-voglio”,
e al loro figlio venne dato questo nome. Sarebbe proprio lui il capostipite
leggendario di questa famiglia.
GIOVANNI II
Giovanni II fu armato cavaliere a 9 anni e a soli 20 divenne il primo cittadino
di Bologna, in seguito alla morte del cugino Sante.
La sua Signoria fu atipica in quanto, pur non avendone il titolo, riuscì
a diventare più che signore in una Bologna governata da un’oligarchia
senatoria, dal rappresentante del papa e dalle più forti famiglie della
città.
Nel 1464 sposò la vedova Ginevra, che amò per tutta la vita.
La politica di Giovanni fu molto abile: trasformò le lotte in matrimoni,
mantenne buoni rapporti con il papato, gli Sforza, i Medici e l’Imperatore
e strinse legami con le più importanti famiglie italiane. Accorto diplomatico,
seppe destreggiarsi abilmente quando i suoi amici furono in lotta tra loro,
rispettò il Senato e tutte le istituzioni legali.
Il popolo lo amava e lo ammirava, traeva beneficio dalla ricchezza e dal lusso
della sua corte che dava lavoro e guadagno a molti.
L’ammirazione e la stima per Giovanni II lo resero tanto importante agli
occhi di tutti, da farlo trattare come un principe anche se non aveva titoli.
LA VITA IN CITTA’ AL TEMPO DI GIOVANNI II
Giovanni amava le feste con i suoi concittadini. Molto famoso è stato
il Torneo del 1470 per la presa di Negroponte, tolta ai Turchi.
GINEVRA SFORZA
Ginevra non fu amata dal popolo bolognese perché si pensava facesse
troppo sfoggio di abiti sontuosi e della sua bellezza tanto che, arrivata a
Bologna per sposare Sante Bentivoglio, si vide chiudere in faccia la porta di
San Petronio. Il matrimonio venne celebrato nella chiesa di San Giacomo Maggiore.
LA CONGIURA DEI MALVEZZI
Nel 1488 il clima di pace e di concordia voluto da Giovanni II fu spezzato dalla congiura dei Malvezzi. Essi, un tempo amici, avevano tramato per uccidere tutti i Bentivoglio. Quando la congiura venne scoperta, la vendetta fu crudele: i Malvezzi vennero tutti uccisi, incarcerati o esiliati. Dopo questo episodio, nella città tornò la calma; vi furono giorni di gioia, feste, tornei, matrimoni e liete riunioni. Nella cappella di San Giacomo fu posta la madonna che Lorenzo Costa aveva dipinto tre mesi prima, come immagine votiva. Da questo momento però Giovanni perse la fiducia che aveva sempre avuto nei Bolognesi, non uscì più da solo e senz’armi, e fece costruire di fianco al palazzo una torre gigantesca, bellissima, con ricchi e decorati ambienti, alla cui sommità fu posta una pesante campana. La scossa di terremoto del 1505 la lesionò così gravemente che si pensò di abbatterla. Questa torre fu un segno di grandezza, ma allo stesso tempo di paura e insicurezza.
GLI ULTIMI ANNI DELLA SIGNORIA BENTIVOLESCA
Dopo la persecuzione dei Malvezzi seguirono alcuni anni tranquilli, durante i quali il regime dei Bentivoglio si indebolì sempre di più a causa degli oppositori, che avevano cercato in Cesare Borgia un possibile e pericoloso alleato. Già nel 1501 i Bentivoglio avevano scoperto una congiura ordita dai Marescotti. Molti esponenti di questa famiglia furono massacrati e uccisi su consiglio di Ginevra. Nel 1504 ci fu una terribile carestia che interessò tutta l’Italia e all’inizio del 1505 un terremoto fortissimo danneggiò il palazzo dei Bentivoglio e molti altri edifici; la torre dovette essere abbattuta per metà. A seguito di questo evento, i componenti della famiglia lasciarono il palazzo. Nella bellissima Domus Aurea rimaneva, quasi solitario, Giovanni II, testimone dell’immane disastro. Egli commissionò al Francia e alla sua scuola la decorazione dell’Oratorio di Santa Cecilia a scopo propiziatorio e gli Anziani vollero che lo stesso Francia dipingesse, nella Sala d’Ercole del Palazzo Comunale, la Madonna del Terremoto, che rappresenta Bologna come era nel 1505 ed in cui si intravede la torre merlata del palazzo Bentivoglio, a destra della Garisenda.
L’EPILOGO FINALE
A Roma, i Malvezzi e i Marescotti scampati alla strage chiedevano insistentemente
giustizia a Giulio II, affinché liberasse Bologna dalla tirannide dei
Bentivoglio; il papa ordinò ai membri di questa famiglia di lasciare
la città, ma Giovanni commise il grave errore di non voler obbedire.
Di fronte alle truppe pontificie che avanzavano, egli si ritirò a Milano
assieme a familiari e parenti, dove i Francesi gli garantirono protezione. Una
settimana dopo, il papa entrava trionfalmente a Bologna, lasciando quasi immutata
la forma di governo della città. Partito Giulio II da Bologna, cominciarono
però le congiure per far ritornare i Bentivoglio. I figli di Giovanni
II arruolarono un esercito, ma furono battuti a Casalecchio. Ercole Marescotti
incitò il popolo a distruggere il loro palazzo, che in pochi giorni venne
demolito. Qualcuno sostiene che un frammento di esso si troverebbe su un capitello
incastrato in una casa al numero 6 di via Galliera. Si può notare il
viso scolpito di Giovanni II, circondato dalla scritta “ DIV. IO. II.
P.”, cioè Divo Giovanni Bentivoglio II, padre della patria”.
Giovanni fu imprigionato a Milano, giudicato e poi assolto. Egli, saputo del
disastro, scrisse una lettera a Ginevra, la quale non seppe sopravvivere a tanta
sventura e morì il 16 maggio 1507. Giovanni II morì a sua volta
il 1° febbraio 1508 e fu sepolto nel monastero Maggiore di Milano.