La storia dei Bentivoglio

LE ORIGINI

La nostra indagine inizia da una visita alla basilica di San Giacomo Maggiore in cui si apre la Cappella Bentivoglio, una delle opere più belle dell'arte italiana del '400.
Qui è stata rappresentata da Lorenzo costa, la Madonna con in braccio il Bambino Gesù, attorno a cui si trova la Famiglia Bentivoglio.
Giovanni II raccomanda la sua famiglia e la patria alla Madonna. Il Rinascimento bolognese si può dire che è il periodo più felice per questa famiglia, segnata da tragici eventi. Ma che origine ha il loro nome? La leggenda narra di un amore fra Lucia, una contadina e re Enzo, figlio dell'imperatore Federico II e prigioniero dei Bolognesi. Egli le ripeteva sempre “ben-ti-voglio”, e al loro figlio venne dato questo nome. Sarebbe proprio lui il capostipite leggendario di questa famiglia.

La famiglia BentivoglioLa famiglia Bentivoglio
La famiglia Bentivoglio era già importante nel ‘200.
Nei primi del ‘400 salì al potere per un breve periodo ma già cominciarono le avversità: Giovanni I, sconfitto in una battaglia, fu ucciso in Piazza Maggiore. Diversi esponenti della famiglia, in seguito, seguirono la stessa sorte.
Il 19 maggio del 1454 Sante, cugino di Giovanni II e allevato alla corte dei Medici, sposò Ginevra Sforza. Questo fu un matrimonio di grande importanza perché unì due famiglie potenti: i Bentivoglio e gli Sforza, signori di Milano.
Quando morì Sante, nel 1463, i Bentivoglio erano già saldamente al potere.







GIOVANNI II

Giovanni II fu armato cavaliere a 9 anni e a soli 20 divenne il primo cittadino di Bologna, in seguito alla morte del cugino Sante.
La sua Signoria fu atipica in quanto, pur non avendone il titolo, riuscì a diventare più che signore in una Bologna governata da un’oligarchia senatoria, dal rappresentante del papa e dalle più forti famiglie della città.
Nel 1464 sposò la vedova Ginevra, che amò per tutta la vita.
La politica di Giovanni fu molto abile: trasformò le lotte in matrimoni, mantenne buoni rapporti con il papato, gli Sforza, i Medici e l’Imperatore e strinse legami con le più importanti famiglie italiane. Accorto diplomatico, seppe destreggiarsi abilmente quando i suoi amici furono in lotta tra loro, rispettò il Senato e tutte le istituzioni legali.
Il popolo lo amava e lo ammirava, traeva beneficio dalla ricchezza e dal lusso della sua corte che dava lavoro e guadagno a molti.
L’ammirazione e la stima per Giovanni II lo resero tanto importante agli occhi di tutti, da farlo trattare come un principe anche se non aveva titoli.

LA VITA IN CITTA’ AL TEMPO DI GIOVANNI II

Giovanni amava le feste con i suoi concittadini. Molto famoso è stato il Torneo del 1470 per la presa di Negroponte, tolta ai Turchi.

Giovanni IIGiovanni II Bentivoglio
In Piazza Maggiore scesero 120 cavalieri, tutti vestiti splendidamente, con armi di acciaio brunito ornate di pietre preziose e arabeschi d’oro e con cavalli coperti con gualdrappe finissime.
Nel 1478 fu giocata una partita di calcio che legò a questo sport i Bolognesi, facendoli appassionare al nuovo gioco.
Spesso si ripetevano antichi giochi popolari: giostre, corse al palio, corse di cavalli, gare di lancio delle uova.
In occasione di nozze, le feste raggiungevano il massimo dello sfarzo.
Il 29 gennaio 1487 ci furono le nozze di Lucrezia D’Este, figlia del duca Ercole di Ferrara, e Annibale II Bentivoglio, primogenito di Giovanni II. Queste furono grandi nozze, registrate minuziosamente dai cronisti del tempo e festeggiate con grandi e gustosi banchetti nel palazzo di famiglia: vennero servite ben 28 portate ed i cibi, su piatti d’oro e d’argento, prima di essere serviti, vennero fatti sfilare in corteo sulla piazza di fronte al palazzo.
In questo periodo la cultura fece grandi progressi e proprio Giovanni, che amava contornarsi di artisti, poeti, filosofi e scienziati, vide Bologna vivere una stagione di grande slancio culturale. Lo Studio bolognese attraeva forze intellettuali da tutta Europa e qui si stampavano quasi tutti i classici, ma anche testi scientifici e filosofici che soddisfacevano le esigenze sia dell’Università, già allora molto importante, che dei centri conventuali.

GINEVRA SFORZA

Ginevra non fu amata dal popolo bolognese perché si pensava facesse troppo sfoggio di abiti sontuosi e della sua bellezza tanto che, arrivata a Bologna per sposare Sante Bentivoglio, si vide chiudere in faccia la porta di San Petronio. Il matrimonio venne celebrato nella chiesa di San Giacomo Maggiore.

Ginevra sforzaGinevra Sforza
Forte d’ingegno, fu sovrana assoluta nella sua casa, che continuò ad abbellire e in cui riceveva ospiti illustri. Da qui ordì anche vendette e stragi.







LA CONGIURA DEI MALVEZZI

Nel 1488 il clima di pace e di concordia voluto da Giovanni II fu spezzato dalla congiura dei Malvezzi. Essi, un tempo amici, avevano tramato per uccidere tutti i Bentivoglio. Quando la congiura venne scoperta, la vendetta fu crudele: i Malvezzi vennero tutti uccisi, incarcerati o esiliati. Dopo questo episodio, nella città tornò la calma; vi furono giorni di gioia, feste, tornei, matrimoni e liete riunioni. Nella cappella di San Giacomo fu posta la madonna che Lorenzo Costa aveva dipinto tre mesi prima, come immagine votiva. Da questo momento però Giovanni perse la fiducia che aveva sempre avuto nei Bolognesi, non uscì più da solo e senz’armi, e fece costruire di fianco al palazzo una torre gigantesca, bellissima, con ricchi e decorati ambienti, alla cui sommità fu posta una pesante campana. La scossa di terremoto del 1505 la lesionò così gravemente che si pensò di abbatterla. Questa torre fu un segno di grandezza, ma allo stesso tempo di paura e insicurezza.

GLI ULTIMI ANNI DELLA SIGNORIA BENTIVOLESCA

Dopo la persecuzione dei Malvezzi seguirono alcuni anni tranquilli, durante i quali il regime dei Bentivoglio si indebolì sempre di più a causa degli oppositori, che avevano cercato in Cesare Borgia un possibile e pericoloso alleato. Già nel 1501 i Bentivoglio avevano scoperto una congiura ordita dai Marescotti. Molti esponenti di questa famiglia furono massacrati e uccisi su consiglio di Ginevra. Nel 1504 ci fu una terribile carestia che interessò tutta l’Italia e all’inizio del 1505 un terremoto fortissimo danneggiò il palazzo dei Bentivoglio e molti altri edifici; la torre dovette essere abbattuta per metà. A seguito di questo evento, i componenti della famiglia lasciarono il palazzo. Nella bellissima Domus Aurea rimaneva, quasi solitario, Giovanni II, testimone dell’immane disastro. Egli commissionò al Francia e alla sua scuola la decorazione dell’Oratorio di Santa Cecilia a scopo propiziatorio e gli Anziani vollero che lo stesso Francia dipingesse, nella Sala d’Ercole del Palazzo Comunale, la Madonna del Terremoto, che rappresenta Bologna come era nel 1505 ed in cui si intravede la torre merlata del palazzo Bentivoglio, a destra della Garisenda.

L’EPILOGO FINALE

A Roma, i Malvezzi e i Marescotti scampati alla strage chiedevano insistentemente giustizia a Giulio II, affinché liberasse Bologna dalla tirannide dei Bentivoglio; il papa ordinò ai membri di questa famiglia di lasciare la città, ma Giovanni commise il grave errore di non voler obbedire. Di fronte alle truppe pontificie che avanzavano, egli si ritirò a Milano assieme a familiari e parenti, dove i Francesi gli garantirono protezione. Una settimana dopo, il papa entrava trionfalmente a Bologna, lasciando quasi immutata la forma di governo della città. Partito Giulio II da Bologna, cominciarono però le congiure per far ritornare i Bentivoglio. I figli di Giovanni II arruolarono un esercito, ma furono battuti a Casalecchio. Ercole Marescotti incitò il popolo a distruggere il loro palazzo, che in pochi giorni venne demolito. Qualcuno sostiene che un frammento di esso si troverebbe su un capitello incastrato in una casa al numero 6 di via Galliera. Si può notare il viso scolpito di Giovanni II, circondato dalla scritta “ DIV. IO. II. P.”, cioè Divo Giovanni Bentivoglio II, padre della patria”. Giovanni fu imprigionato a Milano, giudicato e poi assolto. Egli, saputo del disastro, scrisse una lettera a Ginevra, la quale non seppe sopravvivere a tanta sventura e morì il 16 maggio 1507. Giovanni II morì a sua volta il 1° febbraio 1508 e fu sepolto nel monastero Maggiore di Milano.