Giornata della Memoria 2006

Progetto “Mario Finzi”

Scuola Media Panzacchi

Classe 3^A

La legge 211/2000, istituendo la Giornata della Memoria, invita le scuole ad educare alla memoria, intesa non come semplice commemorazione ma come esperienza partecipata e consapevole, al fine di evitare la ripetizione di eventi tragici come la Shoah. Dunque la finalità etica è la prima e più importante meta di ogni progetto di educazione alla memoria e di ogni insegnamento della storia. Tale finalità si raggiunge solo se l’oggetto della ri-memorazione non viene percepito come distante ma come vicino, come proprio. Ecco l’idea che sta alla base del presente progetto. Una Giornata della Memoria che coinvolga attivamente le risorse del territorio ozzanese sia nell’individuazione delle vicende specifiche da ricordare sia nella preparazione e nella comprensione dell’evento da ricordare sia infine nella fruizione dello stesso. Insomma la realtà storica bolognese come oggetto, gli attori culturali del territorio ozzanese come protagonisti.

E’ sulla base di questo presupposto che è stato impostato e strutturato il progetto della Giornata della memoria 2006. Si è scelto, come ambito di approfondimento delle vicende della persecuzione degli ebrei, la storia di Bologna, ed in particolare si è scelto di ricordare la vicenda del pianista ebreo bolognese MARIO FINZI nato a Bologna e morto ad Auschwitz, perché si tratta di una vicenda esemplare sia della parabola della persecuzione degli ebrei emiliano-romagnoli sia dell’impegno per la salvezza che costò a lui e ad altri la deportazione e la vita.

Gli alunni della classe terza A della scuola media Panzacchi – dopo adeguata introduzione alla tematica della persecuzione dei diritti e delle vite degli ebrei bolognesi ad opera dell’insegnante di storia Prof. Giorgio Sermasi e della docente referente del progetto Prof.ssa Elena Romito e dopo una lezione introduttiva dello storico R. Peri sulla vicenda di Mario Finzi – hanno analizzato in aula le lettere di Mario Finzi che sono state conservate e selezionate le parti più significative per cogliere la statura morale del pianista bolognese. Con questo materiale gli studenti hanno preparato una lettura pubblica che è stata presentata durante la manifestazione che si è svolta nella serata del 27 gennaio presso la Sala Claterna della biblioteca di Ozzano Emilia.


Testo collettivo delle alunne e degli alunni.

Nel 1913 nacque un ragazzo considerato dal 1938 un cittadino di serie b, meno importante solo perché era nato ebreo. Questo ragazzo si chiamava Mario Finzi.
(Federica Benfenati)

Le emozioni sono forti pensando che solo 67 anni fa (era il 1938), quando erano giovani i nostri nonni ed alcuni dei nostri zii erano ancora bambini, proprio qui da noi furono approvate leggi che non consentivano agli ebrei una vita normale, ad esempio la frequentazione di scuole, di negozi, di biblioteche, insomma di luoghi comuni, abituali, che fino a poco prima avevano frequentato senza alcun tipo di “imbarazzo” insieme agli altri. Per il fascismo gli ebrei erano gli “altri”: gli uomini e le donne, i bambini e le bambine ebrei, furono discriminati solo per il fatto che erano nati con un passato, un nome, una cultura e una religione. Ora mi chiedo: al giorno d’oggi avverrebbe mai qualche cosa di simile? Si spera di no. Come ho detto prima, si iniziò col togliere agli ebrei ogni diritto civile. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, anche qui a Bologna le leggi razziali non suscitarono subito un moto di indignazione: molte persone credettero che Mussolini si sarebbe limitato ad emarginare gli ebrei dal vivere quotidiano e che mai si sarebbe arrivati ad una vera e propria persecuzione. I ragazzi ebrei bolognesi smisero di andare alla scuola pubblica. Di lì a poco, però, in Via Gombruti, venne istituita una Scuola per ebrei. Mario Finzi, il giovane di cui parliamo, fece tappa anche lì, nel 1938, quando aveva 25 anni, e vi insegnò, gratuitamente . . . Quando nel 1943 si intensificò la persecuzione degli ebrei, questi vennero deportati uno ad uno, famiglia per famiglia, città per città . . I pochi fortunati che da subito, prima del 1943, capirono ciò che stava succedendo, si salvarono perché riuscirono a partire e ad andare in America o in Svizzera, comunque in paesi dove non venivano applicate le leggi razziali, oppure si nascosero con l’aiuto di persone amiche non-ebree . . . Però era molto rischioso perché, in caso fossero stati scoperti, sarebbero stati deportati tutti, non-ebrei compresi. Mario Finzi non fece parte né degli ebrei salvati né di quelli nascosti. Fu tra quelli che si impegnarono per la salvezza degli altri, e per questo morì. Durante gli anni dell’impegno, faticosi ma vissuti con forza ed entusiasmo, rischiò l’arresto più volte, ma questo non lo fermò. Portati in salvo i genitori, continuò la sua “missione” e la portò fino in fondo, fino a quando, il 31 marzo del 1944, venne arrestato in via Savenella a Bologna e deportato dai nazifascisti. Il 22 febbraio 1945 morì. Aveva 31 anni. Chissà, magari se fosse rimasto in vita sarebbe diventato un pianista straordinario. Il punto però non è questo.. .. .. Se mi fossi trovata al suo posto non credo che avrei fatto tutto quello che ha fatto lui ma avrei cercato di portarmi in salvo con i miei genitori. Penso che ciò che fece questo ragazzo si possa definire non solo un esempio di coraggio ma anche di altruismo e generosità. Mettere gli altri davanti a se stessi! Ecco perché credo che ognuno di noi dovrebbe essere meno egoista e preoccuparsi un poco più degli altri. Gli ALTRI sono chi ci sta attorno, ma anche noi siamo, ognuno di noi, gli ALTRI.
(Clarissa Torre)

Avevo sentito parlare spesso di ebrei, nazisti e campi di concentramento, ma non ero mai entrata nei particolari. Mi ha interessato molto la storia di Mario Finzi perché ha fatto di tutto per salvare gli altri, e poi perché ci hanno raccontato di quando aveva la nostra età, di cosa gli piaceva fare… Quando era ragazzo, era proprio come uno di noi: studiava, faceva sport, ma soprattutto amava suonare il pianoforte. I suoi genitori non furono catturati perché lui li nascose nel castello del suo amico il conte Cavazza. Nonostante lo pregassero di rimanere, Mario continuò a rischiare pur di salvare gli altri. Io non so se l’avrei fatto, “ci vuole del fegato” per fare una cosa del genere.
(Ludovica Musi)

Sinceramente a me il laboratorio è piaciuto molto perché non me lo aspettavo così. Mi aspettavo che ci avrebbero raccontato sempre le stesse cose sullo sterminio degli ebrei invece è stato diverso. Mi ha colpito molto la storia di Mario Finzi di cui non avevo mai sentito parlare. Era un bravissimo pianista e possedeva doti eccellenti. A 16 anni uscì dal liceo e si iscrisse all’università, cosa che mi ha stupito ha perché è abbastanza insolito che un ragazzo di 16 anni abbia le capacità e soprattutto la voglia di frequentare l’università. Sempre a 16 anni era già un pianista affermato e conosciuto tanto che il 5 giugno 1929 venne ammesso all’ottavo anno di pianoforte, anche questa cosa è inusuale per un ragazzo così giovane! Insomma era un genio e giovanissimo superò l’esame per entrare in Magistratura. Con le leggi razziali per Mario e per altre migliaia di ebrei la vita non fu più la stessa. Infatti “grazie” a queste leggi venne estromesso dal suo ufficio in tribunale solo perché era ebreo. Anche se non poteva più lavorare al tribunale non si perse d’animo: riflettendo sulla sua condizione di perseguitato e sul significato del male che gli ebrei stavano subendo capì di essere pronto a tutto: ad agire e finanche a morire. Non capiva il perché di quella persecuzione e perciò si impegnò a favore dei perseguitati fino al giorno in cui venne arrestato e deportato a Auschwitz. La vicenda di Mario mi ha colpito molto e se fossi stata in lui sinceramente non penso che avrei fatto tutto questo. Rischiare la vita tante volte senza sapere se alla fine i tuoi sforzi otterranno risultati o se invece morirai per l’idea per cui hai lottato. Lui ha saputo rischiare ma è stato ripagato con la morte…ha avuto coraggio.
(Matilde Penna)

Mario non fu un eroe per caso: venne fermato 3 volte prima di essere portato ad Auschwitz, la prima volta fu arrestato nel maggio del 1943 insieme ad altri antifascisti e fu poi liberato alla fine di luglio dopo la caduta della dittatura, la seconda volta nell’inverno ’43-‘44 tra Nonantola e Castel D'Aiano e si salvò grazie alla segnalazione di un suo amico dei Carabinieri, la terza volta nel febbraio del ‘43 rischiò ai Bagni pubblici di Porta S. Stefano, ma riuscì a dileguarsi tra i passanti. La quarta e ultima volta nel marzo ‘44 non ci fu salvezza; fu arrestato in via Savenella: lo portarono a Fossoli poi da lì ad Auschwitz dove morì. Mario salvò i suoi genitori portandoli nel castello del conte Cavazza sotto la sua protezione ma lui non volle salvarsi per aiutare le altre persone. Mario morì di dissenteria l'ultimo anno di guerra, ad Auschwitz ormai liberato; alcuni lo ricorderanno come un incosciente e altri come un eroe, ma questa è una storia vera, da ricordare a tutti quelli che non credono nello sterminio.
(Matteo Baratti)

Mario apparteneva ad una famiglia benestante e quindi forse aveva il denaro e la possibilità di aiutare gli ebrei perseguitati. Ma secondo me, anche se non fosse stato benestante, avrebbe aiutato ugualmente questa povera gente, perché questo gli veniva dal cuore. Il problema era che lui era un ebreo e correva gli stessi rischi di essere arrestato, ma non gliene importava niente; era un uomo forte e pensava soprattutto ad aiutare il prossimo. Faceva tanti chilometri tutti i giorni con la bicicletta, d’inverno e d’estate, per portare aiuti e calore umano ai suoi assistiti. Facilitare il transito degli ebrei stranieri e assisterli materialmente nel tempo di permanenza in Italia era rischioso ma lui non smise fino a quando fu deportato a Fossoli di Carpi, che era l’anticamera italiana di Auschwitz. Il 23 maggio fu destinato al campo di Birkenau: lì conobbe Eliakim Cordoval che divenne suo amico, e lo assistette fino alla sua morte nel campo di concentramento. Se consideriamo i tempi che stiamo vivendo, di persone così generose se ne incontrano poche. Probabilmente in tempi difficili come durante la guerra si diventa più miti proprio nelle difficoltà. Mario Finzi fu una persona eccezionale e per questo secondo me è giusto ricordarlo nella giornata della Memoria.
(Ambra Manfredini)

Della vita di Mario mi ha colpito questo episodio. Sul punto di morte disse al suo caro amico Eliakim Cordoval che, seduto su una piccola e bassa sedia vicino al letto, lo assisteva nella malattia: “potevo diventare il più grande pianista d’Italia”. "I morenti a volte hanno questi sogni di grandezza , ma è solo fantasia….” Questo è stato il pensiero di Eliakim, ma io penso, come tantissimi altri, che in un mondo diverso, con più pace e fratellanza, questa ipotesi sarebbe potuta diventare realtà. Mario morì ad Auschwitz liberata, con un sogno irrealizzato. 
(Michela Di Bartolomeo)

Perché tutto questo? Perché sterminare queste persone che sono uguali a noi, ma hanno un’altra religione? Questo mi chiedevo io. Nel laboratorio abbiamo visto e parlato di molte cose che riguardano gli ebrei. Ma perché sterminarli? Questa è una domanda che si sono posti in molti nella mia classe. Il laboratorio che abbiamo fatto è stato molto bello e istruttivo, ma anche scioccante: queste persone non potevano insegnare, lavorare, combattere per la propria patria, insomma non potevano fare niente tranne che rimanere in casa seduti su una poltrona. Abbiamo letto che dall’8 settembre 1943 iniziava la persecuzione delle vite e quindi la deportazione degli ebrei nei lager. Erano persone come noi che abitavano tranquillamente nelle loro case, ma qualcuno pensò che ci si dovesse difendere da loro ed eliminarli, come la malerba dal giardino, per difendere la purezza della razza ariana. …….Mario Finzi può definirsi un eroe perché ha aiutato molte persone ebree a salvarsi da morte certa. Questo ragazzo era un tipo speciale: gli piaceva molto suonare il pianoforte….., amava la vita, e fece tutto ciò che poteva per contrastare il folle disegno nazi-fascista, ma venne ripagato con la morte. Molti si chiedono: non poteva salvarsi? Io penso che lui avrebbe voluto salvarsi ma doveva terminare il suo lavoro e salvare quanta più gente possibile. Questo laboratorio ci ha messo davanti a una situazione accaduta sessanta anni fa, che non deve essere dimenticata: qualcuno ancora ignora tutto questo e pensa che sia stata solo un’invenzione, nonostante le prove, i documentari, le immagini dei campi di concentramento dove queste persone sono morte. E’ stato un lavoro molto bello e spero di approfondirlo negli anni prossimi.
(Sara Simoni)

Vedendo certe immagini di come la gente era ridotta, e sapendo ciò che là succedeva, ho pensato che una cosa così non può succedere se non per colpa della follia umana. Quello che ci si chiede è perché Mario Finzi ha deciso di salvare le vite di altre persone perdendo la sua, quando avrebbe potuto rifugiarsi coi genitori. C’è solo una risposta: perché lui era così. Mi dispiace dirlo ma forse io non ce l’avrei fatta. Spero che riflettendo sulla sua storia possiate provare le stesse cose che ho provato io.
(Stefania Salmi)

Questa storia ci deve far riflettere; una persona che aiuta gli ebrei a scappare ma non scappa lui. Preferisce salvare la vita degli altri piuttosto che la sua. Secondo me fa tutto questo perché non può credere che ci siano delle persone così crudeli; forse pensa che è meglio salvare più vite che una sola. Nel 1946 una amica della mamma di Mario le scrive una lettera con le parole che le disse il figlio: “Sento che chi mi fa del male lo fa perché ha sofferto lui del male e soffre ancora… E’ così che riesco a compatire e a perdonarli"
(Alessia Gironi)

Mario Finzi era un eroe che pensò a salvare la vita degli altri e non pensò a salvare la sua di vita. Rimarrà sempre nei nostri cuori.
(Umberto Del Plato)

 

COS’E’ LA VITA

Cos’è la vita
Che senso ha
La vita ha il senso
Che ognuno gli dà
Perché una persona
che può scegliere
la gloria e la gioia
sceglie invece la via della fine?
La felicità vien data
Da come vivi
Saprai essere felice
Anche se non vivi per te?

Maurizio Monti

 

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