Il Teatro Comunale si trova circa a metà di via Zamboni e si affaccia su piazza Verdi, in zona universitaria. Da via G. Petroni si può ammirare l'ampio colonnato della facciata, che inizia da via del Guasto e arriva a Largo Respighi. Le porte per l'ingresso degli spettatori sono due, intervallate da otto finestroni e due sono le uscite di sicurezza, nascoste nel muro; gli artisti e il personale entrano dalla porta di Largo Respighi. Il foyer, ampio salone rettangolare, è intitolato allo stesso Respighi ed ai lati presenta due altorilievi bronzei rappresentanti Giuseppe Verdi e Richard Wagner. Sulla destra della sala c'è un'elegante stanza ovale leggermente sopraelevata, chiamata Rotonda Gluck.
Storia
Fino
al 1745 uno dei luoghi di ritrovo privati più frequentati dall'aristocrazia
bolognese fu il Teatro Malvezzi, che proprio in quell'anno si incendiò,
per cui si cominciò a pensare di costruirne uno pubblico. A tale scopo
fu inviata una richiesta al papa Benedetto XIV, il bolognese Prospero Lambertini,
poiché Bologna faceva parte dello Stato della Chiesa. Ottenuto il permesso
di costruzione, si scelse l'area, corrispondente al luogo in cui oltre duecento
anni addietro sorgeva il Palazzo dei Bentivoglio, signori della città.
Nell'aprile del 1756 si concluse con Guido Bentivoglio d'Aragona il
contratto d'acquisto del terreno e la direzione dei lavori fu affidata ad Antonio
Galli Bibiena, fatto che suscitò le invidie e le gelosie di molti architetti
locali. Il Bibiena apportò nel progetto due elementi innovativi: la forma
a campana della sala che l'architetto difese strenuamente e l'uso di materiali
come pietra e gesso al posto del solito legno. L'inaugurazione
avvenne il 14 maggio 1763 con l'opera Il trionfo di Clelia di C. W.
Gluck, su testo di Metastasio, anche se il progetto non era stato portato a
termine per mancanza di fondi. Si dovettero attendere ancora quasi due secoli
perché venisse ultimata la zona superiore del teatro (1932-1935) in base
ad un progetto moderno. Negli
anni 1866 -1867 l'architetto Luigi Samoggia disegnò il lampadario centrale
e le appliques a parete, ancora oggi esistenti, che funzionavano a gas e non
a candele, come l'illuminazione originaria.
Nel 1931 il palcoscenico fu distrutto da un incendio ed allora se ne ricostruì
uno più grande e con il soffitto più elevato (quasi il doppio
rispetto alla sala). Nel 1981, in occasione dei lavori di rifacimento del loggione
e di consolidamento dell' edificio la sala, per quanto possibile, ha ritrovato
l'aspetto originario. Durante questi lavori si è cercato di non demolire
il sottoplatea, in cui è collocata una grandiosa macchina (oggi non più
funzionante), la quale sollevava il pavimento della sala a livello del palcoscenico
e la trasformava in un ambiente adibito a feste.
Il teatro
di Bologna fin dall'inizio ospitò spettacoli d'ogni genere: opere serie
e buffe, commedie e tragiedie, balli e cerimonie; persino numeri da circo.
Vi andarono in scena altre opere di Gluck come il capolavoro dell'arte musicale
rappresentato da Orfeo ed Euridice nel 1771 e Alceste nel
1778.
Nella prima metà dell'Ottocento il Teatro Comunale conobbe momenti di grande splendore, grazie alle rappresentazioni delle opere di Gioacchino Rossini interpretate da celebri cantanti, che facevano letteralmente impazzire il pubblico. Nel 1814 andarono in scena Tancredi e L'Italiana in Algeri, opere che diedero inizio ad un capitolo nuovo nella storia del teatro cittadino e da allora le opere rossiniane si susseguirono, per la gioia di un pubblico che non era mai sazio di quella musica gioiosa e brillante. Successivamente vennero messi in scena lavori di grandi compositori come Bellini, Donizetti, Verdi e altri.
La "prima"
del Lohengrin nel 1871 fu un avvenimento di eccezionale importanza,
perchè il teatro wagneriano era a quei tempi sconosciuto in Italia e
molto si discuteva intorno a quella musica detta "dell'avvenire",
che non era ancora stata ascoltata in nessun teatro del nostro Paese.
Il successo del Lohengrin fu trionfale, tanto che a Richard Wagner
venne conferita l'anno successivo la cittadinanza onoraria.
Nel tardo Ottocento il teatro non aprì le sue porte soltanto al mondo della lirica: anche la musica sinfonica e da camera, altrove pressochè ignorate, vi trovarono ampio spazio.
Nel 1913,
in occasione del primo centenario della nascita di Giuseppe Verdi e di Wagner,
nell'atrio del Teatro Comunale vennero posti due altorilievi raffiguranti entrambi
i musicisti. Nei
primi decenni del Novecento, a parte il periodo coincidente con la prima guerra
mondiale, la struttura ospitò direttori e compositori insigni come Mascagni,
Zandonai, Respighi, Perosi, ecc. Il ventesimo secolo si aprì, quindi,
in un clima d'intensa attività concertistica, affiancata dalla proposta
di opere nuove che da poco avevano trionfato in altri teatri italiani, come
Tosca di G. Puccini.
Ciò avvenne grazie all'attivita di insigni compositori e alle figure
di celebri direttori d'orchestra, primo fra tutti Arturo Toscanini, divenuto
ben presto un beniamino del pubblico: memorabile fu nel 1924 la sua direzione
del Nerone di A.Boito.
Nel 1942
il teatro bolognese passò dal sistema impresariale (che anche a Bologna,
come nelle altre città, aveva caratterizato la vita teatrale dal Seicento
in avanti) a quello di Ente Autonomo: ebbe, cioè, una regolamentazione
giuridica e sovvenzioni statali.
Nel 1957 l'orchestra
divenne stabile e ciò costituì un notevole salto di qualità.
Oggi si può affermare che il Teatro Comunale di Bologna sia una vera
e propria azienda culturale, con spettacoli di vario genere altamente qualificati
ed artisti eccellenti a livello nazionale e mondiale.
Ruoli organizzativi, artistici e tecnici
Il sovrintendente
è il principale responsabile politico, culturale e gestionale del teatro.
Il direttore artistico cura l'organizzazione artistica degli spettacoli.
Il consiglio di amministrazione si occupa della gestione del teatro ed il suo
Presidente è il Sindaco della città.
In campo artistico il teatro impegna un'orchestra, un maestro del coro e dei
maestri collaboratori. Gli artisti che si esibiscono negli spettacoli vengono
scritturati solamente per il periodo del loro impegno. Non
mancano inoltre tecnici di vario tipo (macchinisti, elettricisti, attrezzisti,
sarti, calzolai, truccatori, ecc.) ed impiegati amministrativi.
Il Teatro Comunale di Bologna, come tutti i più importanti teatri d'opera
italiani, segue il sistema delle "stagioni", in base al quale ogni
produzione è fine a se stessa, mentre in moltissimi Paesi stranieri si
adotta il sistema di "repertorio", che prevede la periodica ripresa
degli stessi allestimenti.
Attrezzeria
Il laboratorio, aperto nel 1963, provvede alla costruzione degli arredi di scena e vi lavorano gli attrezzisti, che sono artigiani specializzati in vari generi. I materiali usati (cartapesta, gomma, resine, gesso, tessuti,legno, ecc.) devono essere leggeri ed economici.
Sartoria
Qui si confezionano i costumi che, quando non servono più, vengono custoditi in un magazzino che attualmente ne contiene circa settemila. Questi costumi possono anche essere noleggiati o prestati ad altri teatri. I sarti hanno inoltre il compito di aiutare gli artisti a vestirsi e di lavare, stirare e riparare gli abiti.
Calzoleria
Vi si fabbricano e riparano tutti i tipi di calzature. Nel magazzino ce ne sono circa seimila, suddivise a seconda delle opere a cui appartengono.