Era una notte tranquilla
e calda e Tom non riusciva a dormire, pensava ai suoi genitori che erano morti
in un incidente quando lui non aveva ancora un anno; pensava quale aspetto potevano
avere ora, dopo tutto quel tempo; una strana sensazione quando pensava a loro.
Non sapeva dire esattamente cosa fosse avere i genitori: a scuola vedeva gli
altri genitori accompagnare i propri figli e lasciarli davanti al portone con
un bacio, ma a lui questo non era mai capitato. Perché era andato a vivere
subito con la zia Geltrude, che era cattivissima con lui: gli faceva fare i
lavori di casa due volte la settimana e gli faceva lavare i piatti sempre dopo
i pasti.
"Ah, se ci fossero i miei genitori" sospirò, poi si alzò
e andò alla finestra e, guardando fuori, vide una specie di razzo, lungo
circa un metro e qualcosa, dirigersi dritto dritto contro di lui lentamente.
All'improvviso il razzo si divise a metà e dal suo interno ne uscì
un esserino piccolo che piombò addosso a Tom. Era alto, se si può
dire alto un "coso" di appena 1 m, 1 metro appunto, ma se misuravi
anche i suoi capelli neri, sparati in aria, diventava alto 1 m e un barattolo,
la sua pelle era viola e aveva un brufolo enorme sulla sua piccola guancia.
Aveva 6 dita nella mano destra e 4 nell'altra e indossava vestiti da bambino
piccolo, molto piccolo. "Chi sei, non farmi del male" disse l'essere
spaventato a Tom.
Anche Tom era spaventato ma rimase in una tranquillità invidiabile "Stia
tranquillo ehm
signor.." "Bubi, Peldicarota Bubi" rispose
il piccolo essere. "Stia tranquillo, signor Peldicarota" disse Tom
per tranquillizzarlo "In che pianeta sono arrivato?" chiese Bubi "
Umberto D.P.
indice
racconti