Quando ho cominciato a scrivere questo diario, non avrei mai pensato che potesse diventare un libro, invece è successo e adesso vi leggo la prima pagina.
"Sono Paolo,
ho 13 anni, sono bassetto, mingherlino, orecchie un po' a sventola, porto gli
occhiali, o almeno li dovrei portare, ma di solito li tengo in tasca perché
mi vergogno a essere chiamato "Quattrocchi". Io so di essere un tipo
in gamba, peccato che nessuno se ne accorga! A scuola i professori ritengono
che io sia polemico, svogliato e distratto, a casa i miei proprio non mi capiscono.
Ogni giorno è la solita lagna: "Che voti hai preso oggi?" "
Come mai un voto così basso?" "Ti si è sciolta la lingua
in bocca, che non dici neanche una parola?"
E poi, ad aggravare la situazione, c'è mio fratello Stefano. Già,
lui sì che è l'orgoglio di mamma e papà: sempre gentile
con tutti, sempre il più bravo della classe e sempre sorridente.
A volte non ne posso proprio più di Stefano. A forza di sentire le solite
frasi: "Due fratelli?!? Non si assomigliano proprio!", "Cosa
significa che non andrai al liceo? Tuo fratello è in pari con tutti gli
esami di ingegneria spaziale!", "Tuo fratello alla tua età
era tutta un'altra cosa!", sono arrivato al punto di detestarlo. Come se
non bastasse alla scuola media sono finito nella stessa sua sezione e i prof
come mi hanno accolto? Esclamando: "Ah, tu sei il fratello di Stefano!".
Io non sono il fratello di Stefano ma sono Paolo, Paolo e basta e non sopporto
dover eguagliare mio fratello o far quello che gli altri si aspettano da me."
Giacomo Z.
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