LA PROPOLI
La propoli è una
resina che le piante e utilizzano all'interno dell'alveare. Molto della
propoli dei nostri alveari deriva dalla resina che ricopre le gemme del
pioppo, ma le api possono utilizzare molte altre resine e gomme vegetali
(per esempio di conifere, betulla, ippocastano). In mancanza d'altro le
api si adattano ad utilizzare alla stessa maniera anche altri materiali
quali catrame, stucchi e vernici. La propoli viene trasportata nelle cestella,
ma le api riescono a raccoglierla e lavorarla solo nelle ore più calde
della giornata e impiegano alcune ore o giorni per liberarsi del carico.
La propoli viene utilizzata all'interno dell'alveare come materiale da
costruzione, eventualmente miscelato con quantità variabili di cera. Con
la propoli le api stuccano tutte le fessure, compresi gli interstizi tra
le parti mobili dell'alveare. La utilizzano come materiale da costruzione
dove la cera pura non farebbe altrettanto buona riuscita, per esempio
per restringere la porta d'entrata. Ne ricoprono le superfici interne
dell'alveare, trattando allo stesso modo anche gli eventuali corpi estranei
che non possono essere altrimenti eliminati.
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DUE SISTEMI
DI ESTRAZIONE
Fino a pochi anni fa la propoli era nota solo come quella resina appiccicosa
che disturbava il lavoro dell'apicoltore, responsabile di occasionali
allergie professionali, utilizzata qualche volta come componente di mastici
o vernici usati in campagna. Poi ne è stato riscoperto il valore come
farmaco di origine naturale e ne è cominciata la raccolta sistematica.
Esistono sostanzialmente due sistemi di raccolta: la raschiatura dell'interno
dei materiali utilizzati in apicoltura e la stimolazione della deposizione
di propoli su superfici preparate allo scopo e dalle quali la raccolta
sia più agevole e abbondante. Il primo sistema è una rielaborazione del
lavoro invernale di rimessaggio delle attrezzature. Il materiale recuperato,
se non è ottenuto con una tecnica mirata, rischia di contenere poca propoli
e molto materiale estraneo e impurità (cera, schegge di legno e di vernice,
api). La tecnica corretta consiste nello staccare i depositi della propoli
per recuperarli e gettare tutto il resto, piuttosto che recuperare tutta
la raschiatura derivata dalla pulizia delle attrezzature. L'alternativa
consiste nell'immettere nell'alveare, in posizione idonea, superfici forate
che le api abbiano tendenza a propolizzare (reti, griglie metalliche o
di plastica), che vengono periodicamente ritirate e dalle quali, con analogo
lavoro di raschiatura o con un sistema di estrazione diverso, è possibile
ottenere propoli. La propoli così ottenuta deve essere conservata in camera
refrigerata, per evitare lo sviluppo di tarme della cera e per prevenire
il rammollimento del materiale che provocherebbe l'aggregarsi di tutta
la massa in un unico blocco.
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DA USARE
COME UN FARMACO
Le componenti della propoli vengono in genere distinte tra quelle che
fanno parte della frazione delle resine (materiali solubili in alcol a
temperatura ambiente) o delle cere (materiali insolubili in alcol a freddo,
ma solubili in etere). Queste due frazioni sono sempre presenti in proporzioni
anche molto variabili tra di loro, in funzione delle modalità di deposizione
della propoli nell'alveare da parte delle api e di quelle di raccolta
da parte del produttore. La frazione delle cere corrisponde infatti verosimilmente
alla componente di cera secreta dalle api e utilizzata nell'alveare in
stretta associazione con la propoli stessa. Le sostanze più interessanti
fino ad oggi identificate, quelle alle quali sono state associate alcune
delle attività della propoli, fanno parte della componente resinosa. Sono
composti aromatici e fenolici diversi; tra questi il gruppo dei flavonoidi,
che è forse quello meglio studiato, costituisce una parte consistente
dell'estratto alcolico.
La propoli è molto utilizzata in preparazioni farmaceutiche nei paesi
dell'Est europeo, dai quali ci viene buona parte delle informazioni riguardo
alle sue proprietà. La propoli viene usato soprattutto per le sue attività
antibatteriche, antimicotiche, anestetiche, cicatrizzanti. Già queste
attività rendono conto dell'efficacia in numerose patologie, ma, secondo
alcuni autori, la propoli troverebbe impiego anche in malattie degenerative,
tumorali e virali, nonché negli individui sani, in quanto aumenterebbe
le difese immunitarie. Le sue attività antiossidanti svolgerebbero inoltre
un'efficace azione protettiva antinvecchiamento. Ne è inoltre stato prospettato
un impiego in agricoltura, per la difesa fitosanitaria. Tale abbondanza
di indicazioni non sempre si basa su una sperimentazione sufficientemente
ampia e approfondita. Molti dei dati riportati dalla letteratura scientifica
internazionale necessiterebbero di ulteriori conferme. Aldilà di queste
considerazioni, che tuttavia non vogliono sminuire il valore potenziale
della propoli come farmaco, è necessario avvicinarsi a questo prodotto
con particolare prudenza. Proprio perché dotato di attività farmacologiche
potenti la propoli non deve essere utilizzata a sproposito e al di fuori
del controllo medico. Dopo aver tanto criticato l'uso e l'abuso di farmaci,
ricadremmo nello stesso errore semplicemente perché, in questo caso, il
farmaco è di origine naturale. Un ambito però non ancora sufficientemente
studiato è la relazione tra composizione e attività; nella pratica si
ritrova analoga carenza nella standardizzazione dei preparati.
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PIU' DIFFUSA
LA TINTURA ALCOLICA
Si trovano in commercio diversi prodotti contenenti propoli, con la finalità
di renderne possibile l'uso per particolari impieghi (pomate o lozioni
per uso esterno) o per facilitarne la somministrazione e il dosaggio.
Per quelli commercializzati in Italia si tratta, nella quasi totalità
dei casi, di prodotti che non hanno le caratteristiche e i requisiti dei
farmaci, pur avendone le proprietà. Uno dei preparati più diffusi, per
la facilità di preparazione e la versatilità d'impiego, è la tintura alcolica
di propoli, che chiunque può preparare in casa, per uso personale, partendo
dalla propoli grezza.
Si tratta infatti di far macerare popoli opportunamente sminuzzata, in
alcol puro, a temperatura ambiente, per 15-30 giorni. La proporzione propoli/alcol
può variare secondo l'uso che se ne farà: non conviene comunque alimentare
eccessivamente la quantità di propoli per evitare di ottenere soluzioni
difficilmente filtrabili e una non completa estrazione della componente
resinosa: una parte di propoli e tre di alcol è la proporzione più spesso
utilizzata.
A macerazione ultimata le impurità e la cera vengono eliminate per filtrazione
su carta, per ottenere una soluzione limpida. La tintura così ottenuta
può essere conservata in flacone di vetro scuro per lunghi periodi. L'intorbidamento
della soluzione, che può verificarsi per l'abbassarsi della temperatura
o quando questa entra in contatto con l'acqua, indica la precipitazione
di sostanze, ma non ne pregiudica le caratteristiche.
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Autore: Lucia Piana (mielitalia)
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