....AP....ARTE!

 

L'APE

IN POESIA

Davis Matlock

Supponete che non ci sia altro che l’alveare:

che ci siano pecchioni e operaie

e regine, e nient’altro che miele da fabbricare

(cose importanti quanto cultura e saggezza)

per la prossima generazione, questa generazione che non vive

se non quando sciama nel sole della giovinezza,

rinforzandosi le ali con ciò che è stato raccolto,

e assaporando, sulla strada tra il campo di trifoglio

e l’alveare, il prelibato bottino.

Supponete questo, e supponete la verità:

che la natura dell’uomo è superiore

al natura bisogno dell’alveare;

e c’è da reggere il carico della vita,

così come l’eccesso dello spirito

bene, io dico che viverci come un Dio

certo dell’immortalità, per quanto incredibile,

è il modo di viverci.

Se ciò non rende Dio orgoglioso di voi,

allora Dio non è che gravitazione,

o il sonno la meta beata.

EDGAR LEE MASTERS

Da "Antologia di Spoon River"

Commento personale

 

Questa poesia mi è piaciuta molto e l'ho assaporata meglio dopo aver letto la vita dell'autore. A mio parere E.L. Masters è un grande autore con molta inventiva. Mi è piaciuta soprattutto perché da un discorso fatto da una persona del popolo, Master è riuscito a trarre una poesia di ineguagliabile bellezza, mettendo in risalto l'importanza delle api nella vita comune di tutti gli uomini.

 

Gianmarco

L’APE

E disse ancora: De le sue corolle:

ch’ape non vide, ch’ape non desia:

l’ombre lei gode, ed essa: altro non volle:

essere volle sopra un’aria pia

come l’incenso de l’incensiere,

di cui l’opra s’adempie in vanir via.

Ma non mancano calici a cui bere,

ciò di cui, paziente anima umana,

a te non piace che l’altrui piacere:

c’è la quercia che in aria s’allontana

e la viola che resta al calcio,

e il fior d’assenzio e il fior di maggiorana.

E quale odore è mai del fior del tralcio!

odor che pare l’ombra del novello

vino che viene. E c’è l’amaro salcio.

In verità ti dico, anima: ornello

o salcio o cardo, ognuno ha la sua fiorita;

amara o dolce; ma sol dolce è quello

che tu ne libi miele de la vita.

GIOVANNI PASCOLI

Da "Poesie varie"

 

Commento personale

 

Questa poesia parla del volo dell’ape e di quello che vede e sente. E’ scritta con parole abbastanza difficili nelle prime due strofe, mentre nelle altre diventa più facile da comprendere. Pascoli mostra tutta la sua cultura. Mi è piaciuta perché parla del volo dell’ape con allegria, proprio come nella realtà.

 

Giulia

Le api

Spunta l’aurora. Dal sottil forame

che custodisce il rugiadoso miele

escono le api, e il brulicante sciame

lasciano in fretta e l’alvear fedele.

Quasi che un vivo foco entro vi fosse,

saettan via come faville rosse.

Ed ecco il sole. Né la luce ardente,

paion un nembo di scintille d’oro:

si sparpagliano poi rapidamente

riprendendo ciascuna il suo lavoro:

si tuffano, né l’una a l’altra bada,

né le corolle grevi di rugiada.

Suggono l’api l’anima dei fiori

e né fan miele di sapor soave:

recan messaggi d’innocenti amori,

né l’industre fatica è lor mai grave.

Dopo cento viaggi in un sol giorno

ultimamente a casa fan ritorno.

Sagge e laboriose, api, voi siete

esempio a noi di volontà tenace;

n’apparite perciò festose e liete,

e manco a notte, il buon ronzio si tace.

Trascorrete così vostra giornata,

onorando il Signor che ve l’ha data.

LUIGI ORSINI

Da "anime e cose"

Commento personale

 

Questa poesia parla del lavoro delle api e fa pensare che gli animali piccoli lavorano più di noi. Tante volte quando siamo stanchi ci viene da dire: " Oh, vorrei essere un’ape e stare tutto il giorno in mezzo ai fiori ", ma non comprendiamo che fanno più fatica di noi.

Questa poesia mi è piaciuta molto perché anche se non sembra, l’uomo non è l’unico a lavorare e a produrre qualcosa sulla Terra.

 

Erika

 

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L'APE

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