Prof. S.Ghini

Università di Bologna -Istituto di chimica

1.       IL RUOLO DELL’APE NEL MONITORAGGIO AMBIENTALE

 

Già da diversi anni si conosce l’importanza dell’ape come indicatore ambientale per valutare i livelli di contaminazione dovuti a diversi inquinanti.

Nel 1935 Jaroslav Svoboda, dell’Istituto di Apicoltura di Libcice, nei pressi di Praga, evidenziò gli effetti negativi degli inquinanti industriali sulle api che bottinavano nei territori industrializzati di Trinec (Repubblica Ceca).

Qualche anno dopo, lo stesso scienziato, evidenziò un aumento dello Sr90 nelle api e nei loro prodotti, imputabile, probabilmente, ad esperimenti nucleari fatti in quel periodo .

Negli anni ’70 Jerry Bromenschenk (Università Del Montana ) notò alti livelli di fluoro (residuo di combustione del carbone) nelle api dopo l’attivazione di una centrale a carbone.

Nel 1983 Stefano Fornaciari e Bruno Cavalchi, della USL n°9 di Reggio Emilia, tramite l’analisi di api vive e morte, propoli, miele e polline, riuscirono a valutare inquinamenti da piombo e fluoro.

Nel 1980, grazie ai finanziamenti dell’Assessorato all’Ambiente di Forlì, iniziarono gli studi per l’impiego dell’ape come rilevatore per l’inquinamento da pesticidi .

Il gruppo di ricerca del prof. Celli dell’istituto di Entomologia dell’Università di Bologna effettuò numerosi rilevamenti negli anni fra il 1983 e il 1986, evidenziando 581 casi di elevata mortalità negli alveari. Le analisi svolte in seguito presso l’USL di Rimini permisero di rintracciare le molecole responsabili .

Dal 1991 ad oggi, nell'area a Nord-Est di Bologna, viene condotta una campagna di monitoraggio per i pesticidi, i radionuclidi ed i metalli pesanti con l'impiego dell'ape come indicatore biologico che ha interessato i Comuni di Bologna, Castenaso, Granarolo ed Ozzano. Questa attività di controllo ambientale sistematico è stata promossa e gestita dalla Cooperativa ambientale "La Carlina" con il finanziamento dei Comuni interessati ed avvalendosi della collaborazione con l’Istituto di Entomologia “G. Grandi” dell’Università di Bologna, l’Istituto Nazionale di Apicoltura di Bologna, l'Istituto di Scienze Chimiche dell’Università di Bologna. Tuttora è in corso il monitoraggio ambientale di pesticidi e radionuclidi nel Comune di Granarolo E. (3 stazioni) e di pesticidi (5 stazioni), radionuclidi (5 stazioni) e metalli pesanti (1 stazione) nel comune di Ozzano E..

STAZIONE DI MONITORAGGIO CON API

Una stazione di monitoraggio basata sull'ape come bioindicatore è costituita da due alveari da cui vengono prelevati ad intervalli regolari campioni di api morte per la determinazione del contenuto di pesticidi e radionuclidi, mentre i metalli pesanti attualmente vengono determinati nel miele. Per i pesticidi ed i radionuclidi il prelievo ha cadenza settimanale nel periodo di volo delle api che, nelle nostre regioni va all'incirca dalla metà di marzo alla metà di ottobre a seconda delle condizioni stagionali mentre il prelievo di miele può essere mensile o quindicinale da aprile a settembre. Le api morte vengono raccolte in apposite gabbie standard riparate dalla pioggia, poste davanti all'arnia, mentre il miele viene prelevato da celle non opercolate su telaini appositamente installati. Successivamente, in laboratorio, sui campioni raccolti vengono eseguite le analisi chimiche e le misure di radioattività. Inoltre vengono separati ed identificati i pollini presenti sul corpo delle api e nel miele per avere informazioni sulle specie botaniche visitate dalle api. Questo dato, confrontato con una accurata mappa colturale dell'area coperta dalla stazione (convenzionalmente un cerchio di 1,5 km di raggio) consente spesso di identificare le colture trattate ed individuare interventi fitosanitari dannosi per l'ambiente.

Da notare che i dati forniti da questo tipo di monitoraggio si riferiscono all'intera area esplorata dalle api (circa 6-7 km2) e non ad un solo punto come avviene per i metodi strumentali (es. Centraline automatiche per gli inquinanti atmosferici). Perciò con un limitato numero di stazioni si possono controllare vaste aree.

 Il progetto negli ultimi anni ha dato importanti risultati: tramite l’analisi multiresiduale compiuta sulle api trovate morte negli alveari e l’analisi pollinica effettuata sui residui di polline aderito al corpo delle api stesse, è stato possibile identificare i tipi di pesticidi più usati nelle lotte fitosanitarie ed i periodi di maggiore uso di queste sostanze.

Inoltre si è in grado di correlare i principi attivi con i tipi di coltura presenti nel territorio.

2.       VALIDITA’ DELL’APE COME MONITOR AMBIENTALE

apicidi naturali sull'erba

foto classe 3 C - 2003

residui di api morte e polline: prodotti della pulizia dell'alveare

 

Una colonia di api, che comprende circa 40000 individui, è costituita, per un quarto della sua popolazione, da operaie “anziane”, che svolgono attività bottinatrice: è questa la categoria di api interessante per ciò che concerne il monitoraggio ambientale.

L’attività di queste api è quella di approvvigionamento; esse escono dall’alveare ripetute volte nell’arco della giornata per prelevare polline, nettare, melata, acqua e propoli, che verranno poi trasformati o stoccati nell’alveare .

Una colonia di api, in una stagione di raccolta, effettua parecchi milioni di spedizioni, ed in una sola giornata, in un’area di circa 7 Kmq, può arrivare a compiere 10 milioni di microprelievi. 

Durante la loro attività di bottinatrici le api vengono a contatto con un infinità di altre sostanze, che trasportano all’interno dell’alveare; le particelle sospese nell’atmosfera possono essere intercettate dall’insetto oppure trattenute dalla pelosità presente sul loro corpo o aspirate attraverso le trachee; alcuni inquinanti possono trasferirsi all’ape per contatto con foglie o steli d’erba.

Si può quindi definire questo insetto ubiquitario, come se fosse un sensore ambulante che raccoglie informazioni dal suolo, dall’aria, dall’acqua e dalla vegetazione.

L’ape è già stata utilizzata come indicatore standard nei pressi di sorgenti radioattive .

Questi insetti hanno dimostrato un’elevata sensibilità agli insetticidi, quindi risultano essere un buon indicatore diretto verso questo tipo di inquinamento: si è visto infatti che rispondono a questi tipi di trattamento fitosanitario con un’intensa ed estesa mortalità.

 Nel caso di principi attivi non particolarmente pericolosi l’insetto funziona come indicatore indiretto, cioè non sensibile ma esposto, e fornisce informazioni come collettore di residui .

Per tutte le ragioni esposte l’ape può essere considerato un buon indicatore di inquinamento ambientale da pesticidi.

3.       I PRODOTTI FITOSANITARI

Il Decreto Legislativo 17 marzo 1995, n. 194 (attuazione della direttiva CEE 91/414 in materia di immissione in commercio dei prodotti fitosanitari ) definisce, all’Art. 2, i prodotti fitosanitari come: “sostanze attive e preparati contenenti una o più sostanze attive, presentati nella forma in cui sono forniti all’utilizzatore e destinati a :

- proteggere i vegetali o i prodotti vegetali da tutti gli organismi nocivi o a prevenirne gli effetti;

- favorire o regolare i processi vitali dei vegetali, con esclusione dei fertilizzanti;

- conservare i prodotti vegetali con esclusione dei conservanti disciplinati da particolari disposizioni;

- eliminare le piante indesiderate; eliminare parti di vegetali, frenare o evitare un loro indesiderato accrescimento.”

Questi prodotti sono quindi destinati alla protezione delle piante in funzione della loro attività (acaricida, battericida, diserbante, fungicida, fitoregolatrice, insetticida, molluschicida, nematocida, repellente,…) e sono diversamente formulati a seconda del loro impiego nei campi (agricoltura, orticoltura, silvicoltura e viticoltura ), su colture protette (serra), in aree di svago (parchi pubblici...), su zone non coltivate, nel giardinaggio domestico .

L’attività dei fitosanitari non è quasi mai specifica per gli organismi indesiderati, quindi la loro azione si esplica anche su forme di vita utili, come ad esempio le api, e sull’uomo. L’uso prolungato di pesticidi sviluppa anche forme di tolleranza e resistenza ].

Per queste ragioni la ricerca verte sulla sintesi di prodotti più selettivi e di minore impatto ambientale; si è cercato di ridurre i quantitativi impiegati e di usare metodologie che minimizzassero il contatto dei pesticidi con gli organismi non bersaglio.

Inoltre stanno acquisendo sempre più importanza strategie di difesa alternative, come la lotta integrata, la lotta comparata, l’utilizzo di regolatori ormonali della crescita, di interferenti con la sintesi di chitina o di agenti microbici (virus e batteri) .

Nonostante i numerosi passi avanti compiuti in questo settore il problema della contaminazione ambientale da pesticidi non può ancora essere considerato trascurabile, quindi si rivela di notevole importanza, insieme alle altre iniziative, l’attività di monitoraggio ambientale.

 

RISULTATI DEL MONITORAGGIO AD OZZANO

- STAZIONE QUADERNA - NEL 2001 E NEL 2002

 

 

Gli alveari per il monitoraggio sono disposti in stazioni secondo una rete esagonale per ridurre gli spazi di territorio non coperti dal volo delle api.

Le stazioni sul territorio ozzanese sono attualmente 5:

  • Angelica
  • Quaderna
  • Università
  • Olmatello
  • Colombarola