L'arnia è la casa delle api.

L'apicoltore media tra l'attenzione al mantenimento in buona salute della famiglia di api e il"furto" di quanto in più la famiglia produce nei periodi dell'anno in cui la disponibilità di fiori è più elevata. La parte verde dell'arnia è la vera casa delle api, nella quale avvengono allevamenti, magazzino e riproduzione; la parte marrone è accessibile solo alle operaie che depositano lì le loro provviste in eccesso.

Il nido naturale sarebbe a forma di pera, ma sono ben graditi anche i nidi artificiali procurati dagli apicoltori con tanti telaini verticali sui quali è stampato un primo strato di cera a celle esagonali: sopra questo le operaie continuano a costruire in cera e propoli le celle prismatiche e le riempiono di miele (parte marrone)

In questo telaino si vede una parte di celle opercolate con cera e dentro ogni favo brilla una goccia di miele.

L'apicoltore usa una leva a spatola per separare le parti dell'alveare perchè le api tendono a sigillare tutte le aperture con la propoli.

L'apicoltore usa anche un affumicatore per allontanare le api in caso di reazione aggressiva.

Le api sono in continuo movimento contribuendo a muovere l'aria all'interno dell'alveare e a mantenere costante la temperatura anche in giornate molto calde o molto fredde.

 

 

La griglia che si vede è una gran trovata umana perchè non è attraversabile dalla regina e separa la zona in cui si svolge tutta la vita del gruppo-api (zona con legno colorato in verde) e dove ci sono le celle con le uova e le larve, dalla parte sopra dove arrivano solo le operaie a depositare i vari prodotti.
Anche la parte sotto dell'arnia è fatta di telaini: l'apicoltore verifica lo stato di salute dall'odore di insieme e può controllare un eventuale aumento del numero delle regine che prelude ad una sciamatura.
....ci sta indicando un fuco, più grosso, più peloso, più indolente e le celle con le larve biancastre e avvolte su se stesse come vermi.

Un buon alveare ha 40000 api!

Le api possono morire per malattia, per esaurimento del loro ciclo vitale, per inquinamento. Le api malate si riconoscono dall'incapacità per il volo, convulsioni paralisi, addome gonfio, ma se tra loro ci sono operaie prive di sintomi e con le cestelle prive di polline si tratta senza dubbio di avvelenamento da antiparassitari.

I cassetti con rete che stanno di fronte a questi due alveari sono quelli che raccolgono settimanalmente le api morte: si considera apicidio significativo, superiore alla mortalità naturale, quello che supera le 300 unità. In questo caso le api vengono prelevate e analizzate presso l'Istituto di chimica dell'Università di Bologna.

Vedi Biomonitoraggio

Siamo a S.Maria della Quaderna, le api ci hanno entusiasmato e incuriosito: le domande sono oggi più delle risposte che già abbiamo trovato!

 

Foto realizzate dalla classe III C nel maggio 2003 Si ringrazia l'apicoltore, sig. Tarabusi, per la sua paziente disponibilità.